“L’Europa ci aveva chiesto di sanare il nostro debito e di smettercela, finalmente, di essere ‘i soliti Italiani mafiosi, Berlusconi, pizza, bunga bunga’. Dovevamo cambiare rotta, iniziare a rispettare le regole.
Purtroppo, però, non arrivò nessun buon Robin Hood a salvarci.
‘Rubare ai ricchi per dare ai poveri’ era davvero troppo radical chic e ci sembrò doveroso rimanere ben fermi sui nostri ideali consolidati ormai da decenni: ‘devono pagare sempre gli stessi’, e così (usando il più spesso possibile la parola ‘equità’ o altre espressioni a caso) la crisi ricadde su chi da sempre pagava regolarmente le tasse rispettando la legge.
Pazienza.
Non arrivarono neppure aiuti dall’Europa. La Banca Centrale Europea, per motivi ancora sconosciuti ai normali esseri umani, aveva dato in prestito alle banche europee qualcosa come 530 miliardi al tasso dell’1%. Un modo, secondo la BCE, per agevolare il flusso di liquidità monetaria nelle tasche dei cittadini. Peccato che le banche, poi, quei soldi li abbiano investiti altrove invece di usarli per aiutare chi quella crisi la stava subendo.
Pazienza.
Poi arrivarono gli scandali sui rimborsi elettorali dei nostri partiti politici: soldi sapientemente gestiti da tesorieri furbetti arruolati dai vari Rutelli, Bossi e Scajola i quali, a loro volta, fingevano stupore e rabbia in diretta tv per colpa di qualche mascalzone che gli stava ristrutturando casa a loro insaputa. A volte la pateticità supera anche la fantasia.
Pazienza.
Ed infine, ma non per ordine di importanza, i telegiornali iniziarono a parlare di soldi sporchi nel panorama calcistico. Negli stadi di calcio, tra un infarto che uccide un giovanissimo calciatore e un proiettile che attraversa l’autostrada e colpisce un tifoso alla testa, si trovava comunque il tempo per vendersi la partita al miglior offerente.
Pazienza.
Dovevamo cambiare rotta ma non riuscimmo nell’impresa. Lo schianto era imminente. Poi, però, un giorno capimmo. Cambiammo rotta veramente e contenendo al massimo i danni. La caccia alle streghe e la stupida demagogia (tipica di noi Italiani) sparirono in un istante. Capimmo che i ‘ladri’ non erano solo i politici con i loro privilegi e i loro stipendi milionari. Eravamo un poco ladri anche noi semplici cittadini.
Noi baristi con i nostri caffè passati da 800 lire a un euro a tazzina, noi manager con 10 mila euro annuali di reddito dichiarato e lo yacht ancorato a Portofino, noi liberi professionisti con le nostre ipocrite domande ‘130 con la fattura, 90 senza, mi dica lei’, noi elettori che negli ultimi 20 anni abbiamo lasciato che i soldi pubblici venissero utilizzati per festini privati in case lussuose.
Noi.
La colpa era anche nostra, e mai ci indignammo dello schifo che ci galleggiava intorno. Nella nostra apatia, rubando quando era possibile e chiedendo perdono quando ormai era troppo tardi. Ma un giorno, finalmente, lo spread non faceva più tanta paura e il capitalismo sfrenato (entità frutto della fantasia di menti perverse) non era più il governatore delle nostre vite e del nostro futuro. Un giorno eleggemmo un premier competente e capace di riportare stabilità sociale e giustizia contributiva tra i vari cittadini. Ci accorgemmo che l’Italia si cambia se sanno cambiare, in primis, gli Italiani.
Un giorno cambiammo rotta e tornammo davvero liberi.”
Quella che avete appena letto è solo una storia di fantascienza dove si ipotizza, a grandi e sbiadite linee, una via alternativa per uscire da questa crisi economica che ci sta uccidendo piano piano, giorno dopo giorno.
Uccidendo dentro e fuori. Per debiti. Per fame. Per vergogna.
Le inchieste giudiziarie di questi ultimi giorni e le parole commoventi degli operai in cassa integrazione sono un monito per tutti, la nuova luce verso una “rivoluzione culturale” che deve partire da noi stessi, comuni cittadini disgustati da questo sistema economico e politico che ci sfila, ogni giorno, gli spiccioli dalle nostre tasche bucate.
Dovremmo smetterla con il nostro “tirare a campare” ed iniziare a “tirare a vivere dignitosamente”.
Ma domani si torna a timbrare il cartellino alle 8 di mattina. Domani si torna a pregare il nostro Dio del Denaro perché c’è da pagare il mutuo a fine mese. Domani torniamo ad essere schiavi, come sempre. Perché, forse, anche questo ce lo chiede l’Europa.
Pazienza.
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