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La danza è stata spesso vista come un’arte misera (Kledi docet). Le musiche “passate” o il sacrificio per un passo per non perdere il tempo di una coreografia, l’hanno sempre distinta dalla massa, fino a farla diventare “esclusiva”. Ma le cose sono cambiate, almeno per chi guarda la tv. Infatti, grazie al fenomeno mediatico “Amici” di Maria Di Filippi, molti talenti di questa disciplina hanno potuto mettersi in mostra, fino a diventare “famosi”. Kledi Kadiu è stato forse il simbolo di questa “evoluzione” televisiva, ma non si arriva tanto in alto senza aver toccato quella “miseria”…
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Buongiorno Kledi! Il 18 febbraio ti vedremo al Teatro Lyrick di Assisi con “Non solo Bolero”, spettacolo pensato da te e da Mvula Sungani, famoso coreografo italo-africano. Com’è nata l’idea di questo spettacolo?
“Dalla “Carmen” di Mérimée, al “Carmina Burana” di Orff, da “Amores” di Ovidio, fino al “Bolero” di Ravel. Il coreografo si è ispirato a queste grandi opere musicali e letterarie reinterpretandole. Le coreografie raccontano la storia delle persone comuni e lo spettacolo è un intenso gioco di luci, energia, forza, pathos e casualità. Un balletto con un forte senso teatrale, dove io sono l’ospite d’onore. Le musiche tradizionali, piacevoli al grande pubblico, rendono questo spettacolo un compendio di quadri differenti, adatto a qualsiasi “spettatore” dal più piccolo al più grande.”
Assisi è una delle città più famose del mondo per i suoi valori religiosi, che effetto ti fa danzare su un palcoscenico così universalmente noto?
“Non sono mai stato al Lyrick, ma a quanto ne so è un teatro molto bello e sono molto onorato di far parte del calendario! La tappa ad Assisi per qualsiasi artista è un motivo di soddisfazione assoluta. Purtroppo con la compagnia, veniamo solo un giorno e difficilmente avremo modo di visitare la città. Spero comunque di assorbire tutta l’energia positiva della vostra terra!”
Parliamo delle origini della tua passione: quando hai deciso di dedicare la tua vita interamente alla danza?
“Nei paesi dell’Est c’è sempre stato un occhio di riguardo alla cultura. Durante il periodo del comunismo poi, lo stato dava priorità assoluta ai giovani che si esprimevano nelle discipline artistiche e sportive, mettendo a disposizione sia i maestri più bravi che le strutture più idonee. Tutto questo perché poi i nostri riconoscimenti davano lustro al nome del paese in tutto il mondo. Nonostante tanti cambiamenti, questa tradizione è rimasta ancora e il rispetto per la danza è immutato. Per noi questa disciplina è un vero e proprio lavoro. Io sono cresciuto respirando quest’aria “differente” e quando sono giunto in Italia mi è dispiaciuto constatare la mancanza di cultura… alla cultura! Devo tantissimo al vostro paese, mi ha dato un lavoro, successo e tante soddisfazioni. Ma per quello che riguarda la cultura, l’Italia vive un periodo davvero buio e la danza in particolare fatica ad esprimersi. Un vero peccato. Ho incontrato tanti giovani pieni di talento che non vedono l’ora di metterlo in atto, ma mancano le vetrine…”
Teatro, Talent Show, Cinema: in quale di queste realtà ti rispecchi meglio e perché?
“Ho investito tutta la mia vita sulla danza ed ho avuto il grande privilegio di studiare al teatro dell’opera di Tirana per circa un anno, interpretando le opere più famose come Don Chisciotte, lo Schiaccianoci, Dafne e Cloe, Giselle. Ho sempre fatto tv perché mi diverte, mi ha dato tanto e mi ha consacrato al grande pubblico, ma il teatro è la mia adrenalina! Il cinema è un capitolo a sé. Ho avuto tre esperienze cinematografiche, ma non posso minimamente definirmi attore.”
Eppure c’è chi fa la comparsa e parla da star!
“(ride, ndr) Non è il mio caso, anzi… Per diventare attori occorre studiare con dedizione come per la danza. E, lo ammetto, la mia disciplina mi è stata di grande aiuto. Con la danza non si parla, non si canta… È un’arte talmente scarna, leggera e potente al tempo stesso che ti permette di esprimere la comunicazione in modo quasi naturale. Comunque il cinema ha sicuramente arricchito il mio bagaglio culturale.”
A proposito di esperienze, cosa rappresenta per te Maria Di Filippi?
“Ora è un’amica, una consigliera. Con lei è rimasto un buon rapporto anche se, professionalmente parlando, ultimamente non ho modo di coltivarlo. Il mio calendario è folto di impegni fino a metà marzo.”
Nel 2008 hai ottenuto la cittadinanza italiana; hai mai avuto problemi o difficoltà prima di questo evento?
“No. Essendo un artista ho sempre avuto un biglietto da visita che mi ha presentato agli altri in modo diverso. Per fortuna quest’aria che si respira nel mondo della danza, dell’arte e dello sport, unisce sempre più le persone e non fa vedere le disuguaglianze, la provenienza. Lo noto con piacere nei concorsi di danza e nei vari spettacoli che ho fatto, dove ci sono tanti ballerini provenienti da tanti paesi. Non si mette mai in primo piano l’origine della persona, ma l’origine del talento. Si vive un’altra energia, totalmente diversa da quella che siamo abituati a sentire in tv o a leggere nei quotidiani. Questo è un vero e proprio scambio culturale e se si espandesse anche nel mondo “reale”, avremmo molte più cose da raccontare e meno da rimpiangere.”
Da poco sei diventato testimonial dell’Unicef e della campagna contro la discriminazione dei bambini in Italia…
“La campagna si chiama “io come tu, mai nemici per la pelle”. L’obiettivo generale è quello di mettere in luce l’impegno dell’Unicef come organizzazione e promuovere il rispetto dell’infanzia e dell’adolescenza non solo nei paesi in via di sviluppo, ma anche in Italia. È la prima volta che accade ed è inutile dire che sono letteralmente orgoglioso di essere stato scelto come testimonial.”
Ogni ballerino ha un modo personale di esprimere le proprie emozioni e quindi di danzare, che lo rende unico nel suo genere. Hai un idolo, un modello al quale ti ispiri quando balli?
“Il mio modello è sempre stato Rudolf Chametovič Nureyev: un mito! Sin dai tempi di Tirana sono cresciuto seguendo i suoi passi.”
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Nel 2004 hai fondato a Roma la tua scuola di danza. Su quali principi si basa il tuo insegnamento? Cosa vuoi trasmettere ai tuoi allievi oltre la tecnica?
“È una scuola come tutte le altre, ovvero aperta a chiunque. Anzi, quando vedo un ballerino con delle qualità eccelse, sono il primo a spingerlo verso altre scuole più formate, come la Scala di Milano o il Teatro dell’Opera di Roma. Non è una vera accademia e non ci sono delle selezioni per entrare, semmai è lo specchio del mio bagaglio, della mia esperienza acquisita in questi anni. Ma non potrei farcela da solo e infatti sono circondato da un equipe di professionisti, ragazzi tutti diplomati, esperti e qualificati. Al di là della tecnica, che i ragazzi diventino o meno ballerini professionisti, il nostro obiettivo è tutto incentrato nello studio, nell’impegno quotidiano e nella loro serietà. La danza è una disciplina che ti aiuta a socializzare, a rispettare regole e persone e voglio bypassare questo concetto, affinché questa scelta li aiuti nel percorso generale della vita.”
Cosa secondo te non può assolutamente mancare in un ballerino/a?
“La passione e la tecnica sono la prassi per chi fa questo mestiere. Secondo me la cosa che non deve mancare assolutamente è il senso di lealtà, inteso soprattutto nei rapporti umani. Almeno per quello che mi riguarda, ritengo che è molto importante anche il vissuto di un artista. Se l’anima cresce, si arricchisce, aumenta di qualità, di carisma, di stile. D’altronde un ballerino è bravo quando riesce a trasmettere emozioni, no?”
Premio “Ariston Proballet 2010” e “Premio Acqui Danza 2010”: a chi dedichi questi importanti riconoscimenti?
“Non ho dediche particolari, ma ne sono stato a dir poco onorato. Sono premi che ti danno dopo aver visto un tuo percorso artistico dignitoso. L’hanno ricevuto i migliori ballerini (Roberto Bolle in primis, ndr) e non posso che andarne fiero; mi carica di responsabilità. Quello di Acqui Terme in particolare mi ha fatto estremamente piacere, perché mi hanno eletto ambasciatore della danza, perché sono riuscito a riportare un pubblico televisivo anziché teatrale…”
“la danza è di tutti, ma non è per tutti” (Alessandra Celentano docet) cosa ne pensi?
“Condivido in pieno le sue parole. Una non basta, magari ce ne fossero 100 di Celentano in giro.”
Qual è il tuo più grande sogno in questo momento?
“Mi piacerebbe fondare una mia compagnia di danza. Nel frattempo mi godo un presente ricco di novità e sorprese. Da sabato 27 novembre partirà un nuovo programma su Rai 5 (il canale della cultura della Rai sul digitale terrestre) dedicato alla danza, dove fino a fine febbraio sarò protagonista.”
Dove ti vedi da qui a 20 anni?
“Se questa esperienza televisiva andrà bene mi vedo qui. Insomma, l’importante è che ci sia la danza in qualsiasi cosa io faccia. Non mi sono mai legato a discipline o cose che non mi appartengono. E, volendo citare il vostro magazine, la danza è sempre stata il mio fil rouge.”
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di Nicola Angione e Anna Laura Sorbo – foto TLC Management
intervista presente anche su www.kledi.it
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