E-learning

I voti degli esami “segnati “sul proprio libretto universitario virtuale che sta tutto dentro un’app per iPhone; le vecchie e sporche lavagne, scomparse insieme al loro fumo da gessetto, sostituite dalle nuove LIM (lavagne interattive multimediali) che permettono agli insegnati non solo di scrivere ma anche di proiettare testi, pagine web, immagini e video. E poi il tanto sbandierato e-learning, ovvero la possibilità di seguire le lezioni comodamente da casa propria, anche in pigiama se si vuole. È questo il futuro dell’università? Molto probabilmente sì ed è un futuro che in qualche misura è già possibile vivere all’interno delle università telematiche che sono state le precursori di questo nuovo sistema di insegnamento, una tra queste è quella di Niccolò Cusano che ormai ha sedi sparse in tutto il territorio nazionale e che rappresenta alla perfezione questa corrente di innovazione tecnologica.

Un sistema che quindi fa dell’innovazione il proprio alleato principale, e che mette finalmente al centro dell’attenzione lo studente, partendo da una domanda: le università sono fatte per i professori o per chi qui ci studia? E rispondendo alla domanda con una sola risposta: “il fulcro sono gli studenti”.

C’è da dire che se poco poco si esce dal recinto delle università telematiche è facile scontrarsi contro realtà ben più refrattarie rispetto alle tematiche dell’innovazione tecnologica applicata all’insegnamento. In alcuni casi è la scarsezza di fondi a determinare un evidente gap nell’aggiornamento, in altri casi la paura del nuovo. Ne è un esempio il recente caso emerso nel corso delle ultime settimane nel comune di Minerbio, dove la locale scuola media è stata al centro delle polemiche, in seguito alla richiesta di alcune mamme di spegnere la connessione wifi che fino a quel momento era stata invece un fiore all’occhiello dello stesso istituto. In altri casi ancora sono i docenti a tirare il freno a mano rispetto ai temi dell’innovazione, specie quelli più là negli anni, figli di un sistema scolastico vecchio e che ha ormai perso completamente la sua efficacia su una nuova generazione di studenti troppo cambiata e troppo avanti rispetto a loro.

 

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