Fin dall’antichità, vi sono state testimonianze di rivoluzione di costumi e cambiamenti di tendenze:  in affreschi come quello nella villa romana di Piazza Armerina in Sicilia, vi sono tracce di costumi a due pezzi indossati perlopiù da donne come corredo indispensabile per attività ginniche o sportive. In Età Vittoriana, invece, nuotare era concesso solo a una condizione, impedire che occhi estranei osservassero il momento in cui ci si liberava da organze e corsetti per una più comoda (ma altrettanto pesante) versione di costume intero che copriva parzialmente anche le gambe. Il cambio d’abito avveniva in una cabina non molto diversa da quella odierna con un’unica differenza, a cavallo o a mano veniva trascinata in acqua per impedire che venissero violati codici comportamentali e contrari alla morale pubblica.

Nei primi decenni del 1900 le multe erano salatissime per chiunque violasse le norme e, per pochi centimetri di pelle scoperti, si citava pudore e buoncostume. Il costume da bagno era allora una tunica con pantaloni aderenti, ma man mano che passavano gli anni, lasciavano scoprire anche gambe e braccia, aggiungendo anche scollature sulla schiena e sul décolleté. La progressiva riduzione dei costumi da bagno era dettata sicuramente dall’influenza di Hollywood e dalla rivoluzionaria Coco Chanel che aveva lanciato i pantaloncini sopra il ginocchio, ma era anche influenzata dalla seconda guerra mondiale poiché i tessuti erano razionati e principalmente destinati a scopi bellici. Il “superfluo” veniva quindi eliminato.

La vera rivoluzione, la risposta a costrizioni che rendevano il corpo femminile intrappolato in poco confortevoli pantaloncini e abiti da spiaggia è avvenuta a bordo piscina. Era il 5 luglio del 1946, a Parigi, durante un contest di bellezza al Molitor, e l’ex ingegnere Louis Réard che aveva lasciato il lavoro per dedicarsi al negozio di lingerie ereditato da sua madre mette a punto il costume più piccolo mai pensato fino ad ora. A indossarlo la ballerina di nudo diciannovenne Micheline Bernardini: nessun’altra modella era infatti disposta a portare sul corpo un indumento tanto ridotto, se piegato, capace di stare in una scatola poco più grande di un cubo.

Le cose iniziano a cambiare quando sul grande schermo le dive del cinema iniziano ad indossare il due pezzi. Brigitte Bardot, Marisa Alassio, Ursula Andress e Lucia Bosè, la Miss Italia del ’47. Adesso l’ascesa del bikini è inarrestabile e diventa uno dei simboli della rivoluzione culturale degli anni ’60. Nel 1967 il Time scrive che il 65% delle ragazze indossa un due pezzi. Ecco la “bomba”, l’”esplosione”, a cui si riferiva Louis Réard molti anni prima.

Da Sanitaria Centro Salute potete trovare una vasta gamma di bikini, anche con taglie conformate. Il negozio si trova a Gubbio, in via Camillo Benso Conte di Cavour 41, e a Branca, in via della cascata,2.

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