MUSEO ROSENBACH “L’ALTRA PARTE ROCK DI ME!” GIANCARLO GOLZI (MATIA BAZAR) È DA SEMPRE LA “DRUM MACHINE” DELLA FORMAZIONE LIGURE NATA AGLI INIZI DEGLI ANNI ’70. LA BAND È UNA DELLE PIÙ IMPORTANTI REALTÀ DI “PROGRESSIVE” ITALIANO ANCORA IN ATTIVITÀ PROTAGONISTI QUEST’ANNO DELL’”ITALIAN PROGRESSIVE ROCK FEST” IN GIAPPONE NEL 2014 SARANNO AL “BAJA PROG FEST” IN MESSICO

Il lato più rock di me si chiama Museo Rosenbach”, cosi Giancarlo Golzi, fondatore e batterista da sempre dei Matia Bazar, con cui continua con successo a fare dischi e concerti in Italia e all’estero, racconta la nuova avventura discografica e concertistica della formazione nata a Bordighera, agli inizi degli anni ’70, quando Golzi, con alcuni suoi amici, cominciava a muoversi nell’ambiente musicale ligure (che, di lì a poco, lo porterà a formare anche i Matia). Dopo alcuni esperimenti live e in studio tra il 1999 e il 2002, i Museo Rosenbach sono tornati a pubblicare proprio quest’anno: l’album, dal titolo “BARBARICA”(su etichetta “Aereostella”), è stato accolto benissimo in Giappone (anteprima all’Italian Progressive Rock Festival) e in Europa. Il titolo evoca scenari drammatici, dominati da un’istintiva violenza che fa regredire qualunque civiltà al primitivo stato di barbarie. La band racconta un mondo disorientato, incapace di crescere in armonia con la natura, lacerato dal demone della guerra.

Nei primi mesi del 2014 verrà pubblicato il doppio cd Live in Japan” e, nei primi giorni del prossimo aprile, la band parteciperà al “Baja Prog Festival” di Mexicali (Messico).  Tra le date imminenti, il 29 dicembre la band suonerà al Palazzo del Parco di Bordighera (info e prevendita: tel. 0184.352691): l’incasso sarà devoluto all’Associazione FHM Italia Onlus.

Ancora Golzi:Per me il Museo significa il primo amore, il primo gruppo con il quale ho iniziato a suonare, le persone con le quali ho condiviso la mia gioventù, e come dice il proverbio “il primo amore non si scorda mai”. Molti si stupiscono del binomio Matia Bazar-Museo Rosenbach ma il genere Prog ha partorito, negli anni ‘70, tantissimi grandi musicisti che, oggi, sono numeri uno della musica definita “più facile”, uno su tutti è Mauro Pagani. Lo studio del Prog è stata una grande scuola, mi piace pensare che sarebbe stato impossibile fare l’inverso, iniziando dal Pop. Diciamo che il Prog Rock ci ha insegnato a gestire meglio le note del Pop!”.

Mellotron, mini e polimoog, sintetizzatori: un sound che rimanda al cuore degli anni ’70, quando band come Genesis, King Crimson, Yes e Jethro Tull, imponevano i loro dischi all’attenzione mondiale, quando quel suono “animava” storie e personaggi presi dalla letteratura inventando il “concept album”.

Composto oggi da Stefano “Lupo” Galifi (voce), Giancarlo Golzi (batteria e percussioni), Alberto Moreno (tastiere), Fabio Meggetto (tastiere), Sandro Libra e Max Borelli (chitarre), Andy Senis (basso), negli anni ’70 i Museo Rosenbach sono già una “cult band”, registrano per la Ricordi l’album “ZARATHUSTRA(1973) considerato in Italia e all’estero (ristampato su cd in molti Paesi, a cominciare dal Giappone) un punto di riferimento del rock sinfonico e del “progressive” italiano: il concept del lavoro è il libro di Nietzsche “Così parlò Zarathustra”.

Il disco subì la “censura” di fatto dell’epoca a causa di una copertina che fece tacciare i Museo Rosenbach di ideologie naziste e fasciste (per un collage di immagini in cui i grafici della casa discografica pensarono bene di mettere in bella vista un busto del Duce): un equivoco risolto solo molti anni dopo, all’epoca costato molto al gruppo di ventenni alla prima esperienza. Proprio un anno fa, da un lungo lavoro di rielaborazione del materiale contenuto in quel progetto, con altro inedito, grazie anche al contributo dei nuovi elementi della formazione, viene realizzato l’album “ZARATHUSTRA LIVE IN STUDIO”.

Il mio drumming è completamente diverso rispetto a quello dei Matia”, conclude Golzi. “Personalmente posso affermare che, attraverso gli anni di studio con il Museo Rosenbach, mi sono formato come batterista, e che nei Matia uso e suono quello che è necessario in termini di precisione e feeling richiesto dal Pop”.

E come ha avuto modo di scrivere un intenditore di Prog come Guido Bellachioma su “Suono”: “sarà pure quello dei Matia Bazar ma dietro i suoi tamburi, con tanto di gong, … picchia quanto serve”.

Tornati con l’entusiasmo di 40 anni fa, i Museo Rosenbach dimostrano che il Prog non solo è vivo ma anche in buona salute!

Il Museo Rosenbach si forma nei primi anni ’70 eseguendo il repertorio dei Jethro Tull, Genesis e dei King Crimson. Il gruppo, composto da Stefano “Lupo” Galifi (canto), Giancarlo Golzi (batteria), Alberto Moreno (basso e pianoforte), Enzo Merogno (chitarra) e Pierluigi “Pit” Corradi (tastiere), nel 1973 registra per la Ricordi l’album ZARATHUSTRA considerato in Italia e all’estero un punto di riferimento del rock sinfonico e del “progressive” italiano.

Il concept del lavoro è il libro di Nietzsche “Così parlò Zarathustra” nel quale l’antico profeta esorta l’umanità ad abbandonare gli errori e la violenza del potere per considerare la vita nel suo aspetto gioioso, in sostanziale armonia con l’ambiente naturale. Il disco ottiene un buon successo di pubblico e di critica grazie ad una efficace fusione del sound latino con l’architettura compositiva proveniente dall’Inghilterra.

Il Museo partecipa, nel giugno 1973, al Festival di Nuove Tendenze di Napoli ma l’anno seguente i suoi componenti decidono di interrompere l’attività musicale e di seguire diverse strade professionali. Nel 1982 “Zarathustra” viene ristampato in Giappone su Cd mentre la versione in vinile diventa un disco cult per i collezionisti.

All’inizio degli anni Novanta il bassista e fondatore del Museo, Alberto Moreno, propone a Giancarlo Golzi un nuovo lavoro, costituito da materiale completamente inedito. Merogno, Corradi e Galifi non aderiscono a questa iniziativa. Nel 1999, con Marco Balbo alla chitarra, Marioluca Bariona alle tastiere e Andrea Biancheri al canto, il Museo produce EXIT, un concept album particolare in cui si raccontano episodi apparentemente isolati, momenti personali di un’esistenza non epica come quella di Zarathustra ma quotidiana, vissuta da un uomo qualunque. Nel 2002 il Museo accetta la proposta della rivista finlandese ” Colossus” di partecipare alla traduzione in musica rock del poema nordico Kalevala. Con la stessa formazione di Exit compone la breve suite “Fiore di vendetta” in cui si racconta una cupa vicenda di guerra tra fratelli. Nel 2012 Moreno, Golzi e Galifi decidono di far risuonare di nuovo on stage il mondo di Zarathustra. Enzo Merogno e Pierluigi Corradi non partecipano al progetto e nuovi musicisti arricchiscono il gruppo originale per rendere in concerto le stesse suggestioni evocate nell’album del 1973.

Le chitarre diventano due e sono affidate a Max Borelli e a Sandro Libra, che esprimono con le loro personalità le sfumature e gli intrecci della partitura; alle tastiere c’è Fabio Meggetto che accompagna una solida capacità interpretativa con una competente elaborazione dei suoni vintage. Moreno decide di completare la sezione tastiere con interventi di mellotron e sintetizzatore per lasciare il ruolo di bassista ad Andy Senis che, oltre ad essere un eccellente strumentista, permette al Museo di esplorare nuove possibilità vocali.

Durante la preparazione del concerto si decide di valorizzare i tre brani che nel vinile del 1973 erano il lato B per sottolineare, con un crescendo dinamico ed emotivo, le caratteristiche più apprezzate della lunga suite. Le composizioni vengono rese fedelmente ma appare evidente la necessità di interpretare in modo “progressivo” il materiale originale dando spazio ai contributi creativi dei nuovi elementi.

Il Museo sente la necessità di fissare questo momento e realizza, nell’ottobre 2012 , l’album “ZARATHUSTRA LIVE IN STUDIO”.

Durante le prove il Museo sviluppa anche alcune composizioni con l’intenzione di offrire al pubblico dei futuri concerti un panorama più vasto del suo mondo. Nell’aprile del 2013 esce il nuovo lavoro ”BARBARICA” che viene presentato a Tokyo in occasione dell’Italian Progressive Rock Festival. Il titolo dell’album evoca scenari drammatici, dominati da un’istintiva violenza che fa regredire qualunque civiltà al primitivo stato di barbarie. La band racconta un mondo disorientato, incapace di crescere in armonia con la natura, lacerato dal demone della guerra. Nella suite iniziale, gli uomini, consapevoli dei danni ambientali che hanno provocato, cercano nella Natura segnali che facciano sperare nella sopravvivenza del pianeta. E la Terra risponde con la vitalità e l’amore di una grande madre. Ci sono orizzonti per il nostro futuro!

Tuttavia l’esistenza è ancora piena d’incertezze, moralmente inquinata dal fanatismo, dall’odio tra i popoli che lottano fra loro e si disperdono in una continua fuga dal dolore. Le quattro songs che completano l’affresco esprimono con un suono ruvido questa insana tentazione barbarica di risolvere i problemi del villaggio globale con la distruzione dell’avversario.

Nel giugno di quest’anno il Museo partecipa a Roma alla manifestazione “ Luglio suona bene” insieme alla PFM, al Banco del Mutuo Soccorso e agli Osanna. Durante l’estate la band si dedica al doppio cd “live in Japan” che verrà pubblicato nei primi mesi del 2014. Il Museo parteciperà al Baja Prog Festival di Mexicali (Messico) che si svolgerà nei primi giorni d’aprile.

 

Museo Rosenbach – Fiore di Vendetta (2013)

Discografia:
Zarathustra – Dischi Ricordi 1973 – King Record 1982 – BMG 1997 – BMG 2003
Exit – Carish 2000
Kalevala compilation – Fiore di vendetta – Musea Records 2003
Zarathustra Live in studio – Aereostella 2012
Barbarica – Aereostella 2013

Share.

Comments are closed.