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Intervista a Capovilla: l’Italia è un Teatro degli Orrori

#ITDOtour2016 #ilteatrodegliorrori

– Rassegna concerti in Umbria 

Venerdì 26 febbraio ore 21.15 – Supersonic Music Club di Foligno

UMBRIA/FOLIGNO – Il Supersonic Music Club di Foligno (via A. Vici n. 20, Zona Industriale Paciana) chiude il mese di febbraio con weekend straordinario: venerdì uno dei live più attesi della stagione, quello de Il Teatro degli Orrori; sabato gli Aladdin Insane sul palco per un imperdibile omaggio ai capolavori di David Bowie.

Venerdì 26 febbraio alle ore 22.00 Il Teatro degli Orrori in concerto al Supersonic Music Club di Foligno con il nuovo tour partito dalla pubblicazione del loro settimo disco. Che non ha titolo. Biglietti disponibili in prevendita su TicketItalia.com.

Due nuovi membri nella band, Kole Laca alle tastiere e Marcello Batelli alla chitarra elettrica, e un album che sa di “nuovo inizio”. Ma restano l’attitudine furiosa e la rabbia viscerale che da sempre contraddistingue Il Teatro degli Orrori. In vista del concerto al Supersonic, abbiamo intervistato Pierpaolo Capovilla, voce e autore di gran parte dei testi delle canzoni dei TDO.

 

Intervista a Capovilla: l’Italia è un Teatro degli Orrori

Il vostro ultimo album, che considerate una sorta di nuovo debutto, coincide con una stroncatura su tutti i fronti del nostro paese e della nostra società. Quindi, leggere sulla copertina dell’album solo la dicitura “il teatro degli orrori” sembra quanto mai appropriato. Cosa mi dici a riguardo? «Non abbiamo voluto titolare il disco. Abbiamo cercato un titolo e non lo abbiamo trovato. Abbiamo discusso tanti titoli, alcuni anche buffi. Alla fine, ci siamo risolti nel non dare un titolo al disco perché il nome del gruppo (Il teatro degli orrori) è sufficiente a sé stesso in questo momento storico in cui viviamo. Questo disco è molto più critico nei confronti della società, forse anche più politico dei precedenti. Dico “politico” non nel senso della militanza, ma nel senso più profondo della politica filosofica: dell’individuazione dei limiti entro i quali sussistono le nostre esistenze. Individuati quei limiti, magari riusciamo anche a superarli. Quindi, mi riferisco al senso più ampio e poetico dell’esserci, qui in questo momento, in queste circostanze storiche. Credo che il disco abbia dato fastidio a molti. È un disco arrabbiato, perché noi siamo arrabbiati».

Perché dici che il disco ha dato fastidio? Cosa è successo? «Perché sentir cantare di certi argomenti mette in discussione molte cose che facciamo dalla mattina alla sera». Capovilla cita come esempio alcuni brani del disco, quali “Disinteressanti e indifferenti”, «un pezzo sulla cocaina, né più e né meno» oppure “Benzodiazepina” «sull’uso di psicofarmaci» e spiega: «Svelare le inconsapevolezze e le acriticità della società italiana, che c’è tra i più giovani ma non soltanto, dà fastidio. Non nel senso che dà prurito. Proprio nel senso che ti senti offeso». Ecco perché i versi taglienti possono suscitare dissenso nell’ascoltatore: «Viviamo in un momento in cui la fruizione della musica resta molto superficiale. In pochi riescono a scoprire il sottotesto che c’è nelle canzoni. Mi viene in mente “Cazzotti e suppliche”, un pezzo fortemente ispirato a un poema di Antonin Artaud, che ti scaglia in faccia il problema della solitudine e della mancanza di fratellanza che c’è nella nostra società in maniera imperiosa. È qualcosa di fortissimo che, se non ne cogli il sottotesto, diventa quasi intollerabile».

Il vostro mestiere di artisti e musicisti ha una forte valenza politica e sociale, come avete già detto più volte. Che reazione potete osservare tra il pubblico? Fin dove riuscite a propagare il vostro messaggio? E come si potrebbe diffonderlo al pubblico più ampio? «Io non mi sento né un padreterno, né un profeta, né un sacerdote. Anzi, forse un sacerdote sì. Dopotutto, un concerto rock è una liturgia, in qualche misura. E quando siamo sul palco, io dirigo la liturgia del Teatro degli orrori» dice ironicamente, per poi tornare al tema principale. «Secondo me, il nostro messaggio arriva forte e chiaro a chi ci ascolta. Ad esempio, dire che lavoriamo troppo e che non abbiamo più tempo libero è un’ovvietà. Eppure, ci sentiamo tutti in dovere di lavorare ancora di più, per mantenere le nostre famiglie, per dare un futuro ai nostri figli, o semplicemente all’insegna dell’accumulazione o del consumo. Sembra quasi che ci siamo lasciati schiavizzare dalle circostanze storiche in cui viviamo, in maniera inconsapevole. E se una canzone te lo dice, può far male. Io però non me la prendo con la gente che sta attorno a me. Queste sono canzoni autobiografiche. Io parlo di me. La mia persona vive all’interno di questo consorzio umano e, parlando di me, non posso non narrare anche chi vive intorno a me».

Dato che i problemi sociali di cui parli sono reali, come è possibile far arrivare il messaggio a un pubblico più ampio? Dopotutto, uno dei temi del momento è che gli ascoltatori prediligono altri tipi di musica, rispetto alla musica che porta contenuti. «Noi nulla possiamo nei confronti del mainstream e di ciò che viene veicolato dalle grandi case discografiche e dai media. Noi siamo al di fuori di questo giogo. Non c’è arte nel mainstream. A parte qualche eccezione che, però, conferma la triste regola che nella musica italiana nessuno ha voglia di dire niente. Nessuno ha voglia di raccontare la società italiana, di narrarne le sue contraddizioni, prevaricazioni, soprusi, ingiustizie, che ci sono quotidianamente attorno a noi. Noi siamo fieramente indipendenti. Indipendenti da un modo di narrare il mondo che non ci appartiene, perché sostanzialmente falso e menzognero. La nostra è una lotta di politica culturale. Il nostro tentativo è fatto al massimo delle nostre possibilità. E in questo disco non la mandiamo a dire a nessuno. C’è anche l’uso di un vocabolario molto più urbano e diretto, meno metaforico, allegorico, libresco rispetto a prima, che dovrebbe arrivare non soltanto dritto al cuore, ma anche dritto al cervello di chi ci ascolta. Ora, una musica così impegnata, così genuina nella sua radicalità autentica, non ha grandi chance di diventare mainstream. Magari! Noi non siamo e non saremo mai nazionalpopolari. Se lo diventassimo, avremmo tradito la nostra identità».

Dopo aver appreso dove sta il marcio, dove si va a trovare il buono che resta, se c’è? «Il disco non racconta solo i mali della società. C’è un grande desiderio di denuncia, riscatto, di emancipazione». E cita “Splint” come «canzone indubbiamente triste, ma di grande speranza». «(Il buono) credo sia proprio quello: riuscire ad esprimere nella vita questo desiderio di non lasciarsi soggiogare e fregare dalla società. Di riuscire ad essere, finalmente, davvero contemporanei». Ma, per essere contemporanei, non bisogna aderire completamente ai dettami del proprio tempo. Innanzitutto, occorre «capire la nostra contemporaneità, ed essere, in qualche modo, anacronistici – spiega Capovilla – Bisogna riuscire ad elevarsi, almeno, al di sopra per poterla osservare».

 

Intervista a cura di Marica RemoliComunica Agency

 

IL TEATRO DEGLI ORRORI Tour 2016

12 febbraio – Druso Club – Ranica (Bergamo)
13 febbraio – Off – Modena
26 febbraio – Supersonic Music Club – Foligno (Perugia)
4 marzo – New Age – Roncade (Treviso)
5 marzo – Sonar – Colle Val d’Elsa (Siena)
11 marzo – Spazio 211 – Torino
23 marzo – Unical – Teatro Auditorium – Rende (Cosenza)
24 marzo – I Candelai – Palermo
25 marzo – Retronouveau – Messina
26 marzo – Barbara Disco Lab – Catania
30 marzo – Alcatraz – Milano
2 aprile – Capanno Blackout – Prato
23 aprile – Supernova Festival – Genova.
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Il Teatro degli Orrori

Web Site: www.ilteatrodegliorrori.com
Pagina Facebook: Il Teatro degli Orrori

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Eventi in Umbria è la rubrica di Fil Rouge dedicata a tutti gli eventi principali dell’Umbria, manifestazioni storiche, culturali, enogastronomiche, ludiche e d’intrattenimento (musica, concerti, esibizioni) della provincia di Perugia e Terni. Continua a leggere

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Concerti Umbria 2016 è la rubrica di Fil Rouge dedicata a tutti gli appassionati di musica dal vivo. Prevendite dei biglietti, Interviste ai cantanti, Video interviste ai Fans, Scaletta del tour e Recensioni dei concerti più importanti in Umbria. Continua a leggere

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Stagione di Prosa e Danza in Umbria è la rubrica di Fil Rouge è la rubrica dedicata ai più importanti teatri dell’Umbria: Teatro Morlacchi di Perugia, Teatro Lyrick di Assisi e tutte le altre rassegne teatrali del circuito del Teatro Stabile dell’Umbria e Teatro Fontemaggiore. Approfondimenti, recensioni, interviste e tutto il calendario della stagione teatrale. Continua a leggere

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