In Umbria imprese e addetti sono aumentati più che nel resto d’Italia

Sono nate e cresciute negli anni peggiori della crisi, nella maggior parte dei casi esclusivamente sul web; sono giovani, piccole e agili, in perenne trasformazione; hanno creato fatturati importanti e dato lavoro a migliaia di addetti, senza alcuna politica di incentivazione, ma dovendosi misurare con normative barocche, tassazione alle stelle, difficoltà enormi nell’accesso al credito. Il fenomeno delle imprese digitali di nuova tipologia è in rapida espansione anche in Umbria. Anzi, proprio in Umbria, tra le regioni finora con minore concentrazione di imprese e di addetti rispetto alle punte più evolute, le nuove imprese digitali – portatrici di nuove professionalità, nuove metodologie di lavoro, una nuova cultura – hanno avuto performance addirittura superiori alla media nazionale. Puntare su di esse – sostenendo gli investimenti, riducendo la tassazione e il costo del lavoro, snellendo e semplificando le pratiche burocratiche, migliorando l’accesso ai bandi pubblici, favorendo l’incontro tra domanda nazionale e internazionale, sostenendo il processo di digitalizzazione delle Pmi di tutti i settori – aiuterebbe l’economia umbra a recuperare  competitività. L’identikit della nuova impresa digitale umbra è stato “disegnato” questa mattina, presso la sede di Confcommercio a Perugia, alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale alle infrastrutture tecnologiche Stefano Vinti, il presidente della Fondazione PerugiaAssisi 2019 Bruno Bracalente, il vice presidente della Provincia di Perugia Aviano Rossi, l’assessore alle politiche sociali e all’informatizzazione della Provincia di Terni Marcello Bigerna, il coordinatore Unioncamere Carlo Catalucci, il segretario generale di Assintel – Confcommercio Andrea Ardizzone, il presidente di Confcommercio Umbria Aldo Amoni. Una presentazione più che opportuna visto che queste imprese, che la vicepresidente Assintel Maria Grazia Mattei ha definito “portatrici sane di innovazione” sfuggono alle statiche tradizionali, perché operanti su segmenti completamente nuovi: start up digitale, cloud, mobile & apps, animazione 3d, animazione multimediale, visuale & graphic design, augmented reality, web 2.0 big data, open data, seed capital, crowdfunding, gaming, progettazione partecipata, civic media… Assintel-Confcommercio si è fatta promotrice della prima ricerca in Italia su questo mondo così articolato e camaleontico, proponendo anche un Focus sull’Umbria che ha portato risultati interessanti. In Umbria sia l’andamento del numero delle imprese che degli addetti hanno ottime performance. Al netto del settore più tradizionale dell’ICT e dei servizi, sono oltre 2 mila e 200 le nuove imprese del digitale attive in Umbria nel 2012 (il 74% nella provincia di Perugia), pari all’1,3% delle imprese digitali in Italia. Quasi 6 mila e 400 sono gli addetti digitali (il 76% nella provincia di Perugia), sempre al netto dell’ICT, ovvero l’1% del totale nazionale. Le nuove imprese digitali umbre hanno registrato, nel periodo 2009 – 2012, un trend migliore rispetto al resto d’Italia: sono cresciute di 223 unità, segnando un +11%, superiore al valore della media nazionale che è del 9,2%; gli addetti sono cresciuti di 842 unità, con un +15%, superiore anch’esso al valore medio nazionale di +13,7%. L’Umbria sta quindi recuperando sul piano della digitalizzazione. Un processo che deve essere accompagnato con politiche adeguate, secondo Confcommercio, perché diventi leva di sviluppo e competitività, con concreti benefici per l’economia nel suo complesso. “Sono qui – ha detto l’assessore regionale Stefano Vinti – per testimoniare l’attenzione con cui la Giunta regionale segue questi nuovi processi e la volontà di confrontarsi anche con queste imprese. Lo ha già fatto tramite Confcommercio in occasione della legge regionale appena approvata sulle infrastrutture per la comunicazione; lo farà ancora in occasione della definizione dei regolamenti di attuazione”. “Questo tema – ha commentato Bruno Bracalente – è molto importante per la candidatura di Perugia a capitale della cultura. Nel nostro progetto questi elementi ci sono, ma vanno sviluppati. E’ su questo fronte che si gioca la competizione”. Che le nuove imprese digitali costituiscano una concreta opportunità per il Paese è dimostrato dai dati. Nel 2012, in Italia erano attive 172.395 imprese di nuova  generazione (il 3,3% del totale). Con un trend positivo (+ 9,2% nel periodo 2009-2012) pesantemente in controtendenza rispetto alla generalità delle imprese (-0,8%). Sempre nel 2012 davano lavoro a oltre 620 mila addetti (il 2,8% del totale), con un trend ancora migliore (+13,7%) rispetto alla generalità delle imprese (-0,6%). Queste piccole imprese hanno prodotto 54 miliardi di valere aggiunto: il 90% di quello prodotto da quattro settori che sono considerati eccellenze italiane (abbigliamento, agroalimentare, arredamento, automotive). Investire sul digitale sarebbe dunque strategico per tornare a creare ricchezza.

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