Procede richiesta all’Unesco di riconoscere cultura tartufigena come patrimonio immateriale umanità. Inizia alla Camera la revisione della legge numero 752 del 1985 in materia di tartuficoltura
Roma, 20 set. – “Un atto necessario, per una legge che lo è altrettanto, che non richiede risorse e che, piuttosto, regolamenta un processo tipico delle eccellenze italiane”. Così Paolo Russo, presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati ha definito la revisione, in materia di tartuficoltura, della legge numero 752 del 1985, durante un incontro, a Roma, mercoledì 19 settembre, nella sede nazionale dell’Anci, organizzato dall’Associazione Nazionale Città del Tartufo, rappresentata dal suo presidente Giancarlo Picchiarelli. “Nelle prossime ore – ha aggiunto Russo –, inizieremo alla Camera l’esame del testo modificato e contiamo di passarlo al Senato nel giro di tre settimane, così che si possa giungere all’approvazione definitiva entro qualche mese”. Un’azione di revisione più volte sollecitata dall’Associazione Nazionale Città del Tartufo, impegnata nella tutela e valorizzazione del pregiato fungo, in questo momento anche con la presentazione della richiesta all’Unesco, in fase di elaborazione avanzata, di riconoscimento della cultura del tartufo come bene immateriale patrimonio dell’umanità.
Associazione con sede operativa in Umbria, a Valtopina, dove si trova la Comunità montana dei monti Martano, Serano e Subasio, che ne detiene la presidenza, e che conta, tra i suoi associati, altre città umbre, legate al mondo e alla cultura del tartufo, come Norcia, Gubbio e Città di Castello, Pietralunga (perché appartenenti alla Comunità montana Alta Umbria), Campello sul Clitunno, Fabro (per la Comunità montana Orvietano, Narnese, Amerino e Tuderte) e Scheggino, ultima entrata della regione.
All’appuntamento romano, che ha aperto ufficialmente la stagione autunnale del tartufo, che inizia con gli eventi dedicati a quello bianco, tipico del periodo, erano presenti anche Fabrizio Montepara, presidente di Res Tipica Anci, Giacomo Gozzini, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo e assessore allo sviluppo economico del Comune di San Miniato, Settimio Bravi e Michele Boscagli, rispettivamente sindaco di Sant’Angelo in Vado e di San Giovanni d’Asso.
“Tutelare, salvaguardare e difendere il tartufo, la sua cultura e i suoi territori per tramandarlo alle generazioni future come un patrimonio prezioso – ha chiosato il presidente Picchiarelli – è quello che ci stiamo impegnando a fare, come dimostra anche la richiesta all’Unesco, che vogliamo discutere e condividere insieme ai nostri associati. Per questo tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, in coincidenza con la stagione autunnale e invernale del tartufo, abbiamo organizzato in diverse città italiane, quasi tutte nostre socie, una serie di incontri per approfondire la tematica e seguire l’iter della richiesta. Lo sforzo, non è solo portare avanti il percorso burocratico, ma anche coinvolgere soggetti a vari livelli, nostri associati, istituzioni e soggetti del territorio, per creare una massa critica di supporto e mettere a punto gli strumenti necessari al raggiungimento dei nostri obiettivi”. “Il tartufo – ha aggiunto Paolo Russo – rappresenta plasticamente l’agricoltura italiana perché interpreta sentimenti, tradizioni, capacità dell’uomo, tutela dei territori e promozione dei luoghi e del turismo. È questa l’agricoltura che noi vorremmo ed è questo il modello su cui stiamo provando a costruire una norma che consenta tracciabilità assoluta di tutta la filiera, dando rilievo all’attività dei cavatori, che devono essere figure ben riconoscibili, e sollecitando forme di lavorazione, gestione e commercializzazione del tartufo, che aiutino a far emergere, prima, e a scongiurare, poi, il nero”.
Carla Adamo