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Tra Festival e Castello di Vino, Corciano vive la sua realtà di uno dei Borghi più Belli d’Italia

“Inutile litigare quattro pietre, perché tanto Corciano è questo, è un piccolo borgo, inutile litigarsi gli spazi”

Questo dicevano ai giovani decisi ad investire tempo e fatica per cercar di creare quel “qualcosa” che avrebbe potuto valorizzare il loro borgo. Su questa base nasce l’Associazione Corciano Castello di Vino: per legare ciò che negli anni si era slegato, per unire le forze di tutti con l’unico obiettivo comune di riuscire a migliorare e a ristrutturare le mura del paese e tutta la storia che vi è contenuta.

Entrare a Corciano è un po’ come tornare indietro nel tempo, in quei paesini di una volta ben curati,dove il traffico e la frenesia quotidiana sembrano non avere intaccato il paesaggio,  con le stradine strette e le case che si susseguono tutte con le loro piccole e precise pietre rettangolari. Un borgo candido (che, tra l’altro, quando è invaso dalla neve sembra addirittura prendere le sembianze di un fiabesco “C’era una volta”), con le sue mura alte a chiudere il castello. In questi giorni è in pieno svolgimento il Corciano Festival che, a seconda dei momenti, offre delle rievocazioni storiche, tra Medioevo e Rinascimento, che si sposano alla perfezione con la struttura architettonica del posto. Incuriositi ed avendo passato molto tempo tra i vicoli e le piazze, per assistere agli eventi di questa edizione 2015, decidiamo di fermarci a parlare con chi organizza e lavora all’interno della manifestazione.

Bruno, Filippo e Maria Rita decidono di sedersi con noi alla Taverna del Duca a cui, tutti i giorni, per questa kermesse ma anche per altre, dedicano gran parte della loro giornata. Cominciamo col farci spiegare come si intrecciano le varie associazioni che si muovono nel territori e come, fra di esse, riescono a collaborare. Bruno Nucci e Filippo Castellani (Presidente e Vicepresidente di Corciano Castello di Vino, ndr) ci spiegano che le associazioni storiche locali sono tre: Pro Loco, la Filarmonica di Corciano e la Polisportiva Dilettantistica Corciano e che insieme hanno deciso di riunirsi nella Corciano Castello di Vino. Le regole che vigono sono volontariato e passione per il borgo:  tutti si muovono per ogni evento corcianese. Si collabora insieme solo per il bene del paese e per la valorizzazione del territorio.

I proventi delle manifestazioni vengono dunque utilizzati per restauri o abbellimenti cittadini?

“Dipende dalla manifestazione – ci risponde Castellani -. Ad esempio con quelli del Corciano Festival riusciamo a ricoprire le spese in uscita per l’organizzazione del Festival mentre con quelli di Corciano Castello Di Vino ( NdR. primi giorni del mese di ottobre) riusciamo a sostenere ristrutturazioni e migliorie nel borgo, come potete ben vedere esattamente dove siamo seduti. La taverna, infatti, è stata recentemente ristrutturata e ciò è stato possibile, in questo caso, grazie alla collaborazione tra Pro Loco, che ha avuto un  finanziamento del Gal della Regione Umbria, dalla parrocchia e dall’Associazione Corciano Castello di Vino”.

La Taverna del Duca è di proprietà comunale o privata?

“La taverna in realtà è di proprietà della parrocchia e viene gentilmente data da trentotto anni in uso dal parroco per tutti gli eventi.  L’allora parroco Don Franco Pulcinelli, scomparso da pochi anni, sentiva che ad una manifestazione come l’Agosto Corcianese mancasse qualcosa e decise perciò di concedere uno spazio apposito per il ristoro. E’ utilizzata anche per Corciano Castello di Vino, che però prevede anche altre cinque location per le degustazioni itineranti”.

Come nasce la kermesse più giovane rispetto al Festival che quest’anno arriva al suo 51mo traguardo?

“La manifestazione – ci racconta Nucci – nasce dall’idea del qui presente Filippo e di Ivano Trastulli che nel 2011 hanno lanciato la manifestazione in brevissimo tempo, circa tre settimane,  portando sei cantine dell’Umbria e improvvisando un po’ un nuovo tipo di format che, in quel periodo, nella zona non esisteva. Un’improvvisazione che ha avuto, nonostante i tempi ristretti, un buon successo ed è cresciuta poi di anno in anno fino ad arrivare ad avere quasi 9000 presenze e sedici cantine aderenti, quasi tutte del territorio del Trasimeno, grazie alla collaborazione che abbiamo instaurato con la “Strada del Vino Colli del Trasimeno”. Un modo , il nostro, anche questo, di valorizzare il territorio e di riuscire ad apportare, con gli introiti,  migliorie a Corciano”.

Seduti qui in Taverna e reduci da una degustazione legata alla cucina dell’Antica Roma, svoltasi poche ore prima della nostra intervista, chiediamo a Maria Rita Battistacci di parlarci del lato culinario del Corciano Festival…

“Noi facciamo parte di tutta quella schiera di volontari che si occupa del Corciano Festival – ci risponde la Battistacci che è anche Presidente della Pro Loco e fiduciario della Condotta Slow Food del Trasimeno, che collabora alla seconda parte del Festival –. E, proprio per questo, mi adatto a partecipare anche alle altre tutte le manifestazioni. La mia principale passione è la cucina in tutti i suoi aspetti. Durante il Festival ci riuniamo spesso, io e le altre signore che si occupano del lato culinario con me, e ci mettiamo a studiare la cucina tipica corcianese  in base a quelle che erano le ricette originarie del periodo storico che la manifestazione rievoca (circa 1480-1490). Poi le sperimentiamo, le rivisitiamo e le realizziamo in modo da incontrare meglio i gusti di un palato più moderno”.

Le andrebbe di regalarci un piccolo menù composto da ricette che meglio vi  caratterizzano?

Tra le molte cose che cuciniamo credo che ci possano senz’altro contraddistinguere la Minestra di farro allo zafferano con le mandorle (il farro viene cotto in un brodo di gallina a cui vengono aggiunti  lo zafferano e le mandorle grattugiate come fosse parmigiano) e il Maialino ripieno di frutta in stile medievale (il maialino va farcito con un composto a base di mele, prugne, noci, pinoli, uvetta, aglio, finocchio, sale e pepe. Una volta cucita bene la tasca con il ripieno, occorre cuocere in porchetta e poi servirlo con la sua stessa frutta), piatti che hanno sempre riscosso un gran successo.

Castelli di Vino cosa ci consiglierebbe per accompagnare questo menù?

“Decisamente un vino rosso, corposo, magari barricato ma che sia un vino importante”.

Signora Battistacci quanto vi costa questo volontariato?

“In termini di fatica tanto, in termini di tempo anche più, perché preparare un singolo menù comporta uno studio che porta via vari giorni”.

Prima di chiudere, possiamo avere qualche anticipazione su Corciano Castello di Vino?

“Quest’anno avremo un evento culturale, che sposerà il teatro e la musica e verterà su un racconto sul vino. Altra novità, avremo una cantina fuori regione che verrà ospite per  alcune degustazioni. E stiamo pensando di inserire una borsa di studio legata al nostro progetto Wine Art. Altro ancora non possiamo anticipare perché stiamo finendo di definire il programma definitivo”.

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