L’etichetta è un vero e proprio media che dialoga con il consumatore. Secondo i dati dell’Osservatorio Immagino, curato da GS1 Italy, in particolare per ciò che riguarda il food, è sempre più decisivo evidenziare attraverso claim, pack ed etichette: il richiamo all’italianità, il Made in Italy, le Dop e le regioni in etichetta; il mondo del free from, ossia il trend dei claim consolidati e di quelli emergenti; il mondo dei rich-in, i cibi ricchi o arricchiti e i fenomeni di mercato: il tema delle intolleranze, la dinamica del senza glutine e del senza lattosio; gli ingredienti benefici, dallo zenzero alla mandorla, i sapori del momento; il lifestyle, vegetariano, vegano, biologico, halal e kosher, il cosiddetto cibo identitario: la texture dei prodotti, le caratteristiche organolettiche, da evidenziare on pack; il mondo di loghi e certificazioni, i nuovi valori delle aziende in etichetta (Fairtrade, Ecolabel, Cruelty Free).

Oggi il consumatore non vuole sapere cosa deve mangiare, ma cosa mangia. Il cliente pretende di essere informato. Una richiesta maturata grazie all’intervento del legislatore (leggi sulla denominazione d’origine), alla maggiore attenzione da parte dell’azienda (l’etichetta parla con il consumatore) e al cliente finale. Se nel dopoguerra si veniva guidati dalla disponibilità di un prodotto, negli anni del boom economico si è stati ‘consigliati’ dalla marca, oggi si punta sulle informazioni possedute. Al supermercato, un consumatore su quattro(il 25 per cento) cambia idea sull’acquisto leggendo l’etichetta.

Automatico, quindi, che oggi qualsiasi azienda che voglia immettere sul mercato un prodotto alimentare curi particolarmente bene proprio l’etichetta. Il tratto distintivo, la carta d’identità del prodotto (e dell’azienda stessa).

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