Talvolta, le informazioni nutrizionali presenti su un’etichetta possono essere fuorvianti. Bisogna fare molta attenzione. Facciamo un esempio: la farina integrale. Come ben precisato dall’Organizzazione europea dei consumatori (Beuc), alcuni Paesi hanno fissato il 100 per cento di farina integrale per il pane, ma non per cereali o biscotti, cosicché il consumatore pensa che anche questi all’interno abbiano solo farina integrale, ma non è vero.

Altro esempio arriva dalla dichiarazione dei valori nutrizionali in etichetta. Come già sapete, è obbligatorio inserire grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale, ma non il valore di amidi, fibre, vitamina e minerali, la cui dichiarazione è volontaria. Il consumatore però non sempre ne è consapevole.

Attenzione anche al posizionamento dell’etichetta, che è diverso nei vari Paesi. Il consumatore non fa caso a quella scritta sul retro e con caratteri quasi illeggibili, e invece dovrebbe. A dire il vero, dicono gli esperti, anche l’etichetta frontale non ha fornito grandi risultati per la salute dei consumatori, che sono più spesso influenzati dal nome di un prodotto grazie alla pubblicità e alle campagne di marketing. Fa scelte emotive, insomma, non ragionate.

Sarebbe dunque auspicabile una regolamentazione unica per le etichette alimentari. Ma nell’Unione Europea è ancora in corso il dibattito sul tipo di etichetta da adottare, finendo spesso per penalizzare proprio quelli più salutari come il Parmigiano Reggiano, l’olio evo, il prosciutto di Parma. Potrebbe venire in aiuto il Qr Code, che permette di tracciare e di rendere trasparente un prodotto, oltre a dare informazioni sui valori nutrizionali.

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