I panni sporchi si lavano in casa. Anche il cachemire.

Caro Brunello, Sabato sera al termine del tuo intervento conclusivo, nell’ambito della presentazione dell’Umbria e dei suoi eventi alla stampa e agli operatori di settore organizzata dall’Apt  presso i prestigiosi spazi della Borsa di Milano, avrei voluto replicare immediatamente alle tue affermazioni sul turismo nella nostra regione. Ho preferito tacere perché non era il caso di alimentare una polemica agli occhi, e soprattutto alle penne, di chi ci osservava.

Se fossi stato nei panni di alcuni presenti, quali Stefano Cimicchi, Fabrizio Bracco e Wladimiro Boccali, non avrei esitato un secondo a contrastare il tuo ragionamento, rispettabile ma assolutamente non condivisibile,  soprattutto in quella sede.

Ho assistito ad uno dei più splendidi autogol sulla promozione del turismo della nostra Regione, che ti ricordo essere in Italia una di quelle con le più basse percentuali di occupazione media nelle strutture ricettive, che, come ben sai, non ospitano  sale affrescate per cucire tasche o polsini ma cucine, camere da letto, sale da pranzo,  ecc… Mi hai ricordato Niccolai del Cagliari che però aveva una giustificazione: era strabico. Ragion per cui a lui gli autogol venivano benissimo ed alla fine faceva anche un po’ di tenerezza sportiva. Nulla a che vedere con la tenerezza dei tuoi capi.

Ma prima di venire ai fatti voglio farti una premessa: ho grande stima del tuo lavoro e ogni volta che vedo un’ insegna dei tuoi negozi in giro per il mondo mi fai sentire orgoglioso di appartenere alla mia regione. La stessa cosa mi capita quando vedo le insegne di Spagnoli, le etichette dei nostri vini, i ponti della Todini ecc. Questa stima di certo non verrà meno dopo la serata di ieri.

Serata in cui, dopo il solito (e un po’ noioso per chi come me lo ha ormai sentito piu’ volte…. please cambiare autore) ritornello, che va dai dieci anni di fancazzismo passati al Bar di Gigino fino a San Francesco,  dalla bellezza al misticismo, sei arrivato ad introdurre la “teoria del silenzio”. Teoria che prevede la necessità di abolire i troppi eventi ed in particolare quelli di “massa” perché danno fastidio a chi osserva i nostri monumenti.

Ricordo  a chi non c’era che la serata era organizzata per promuovere l’Umbria proprio attraverso gli eventi. Insomma, un vero e proprio intervento a gamba tesa che ha colpito non solo la palla verso la nostra porta ma anche  i miei stinchi. E’ la prima volta che mi capita di assistere a questo fallo fuori casa, sotto i riflettori della Bit di Milano. Nel mio intervento, che aveva di pochi minuti preceduto il tuo, avevo sottolineato quanto iniziative come quella di sabato sera possono essere utili per rafforzare i legami tra gli operatori e per costruire al meglio il gioco di squadra, ma mai avrei pensato di giocare per farci male da soli.

Sono prontissimo ad aprire un dibattito, a casa nostra, tra chi come te pensa che l’Umbria debba diventare la culla del silenzio e chi, come me, è convinto che l’organizzazione di eventi possa esprimere una ricchezza del territorio senza alterare i valori che sono a noi tutti cari. Perché, caro Brunello, i panni sporchi si lavano in casa…. Anche il cachemire.

Concludo: in una intervista da te rilasciata alcuni anni fa al Messaggero, ai tempi della tua volontaria sponsorizzazione (durata due anni) ad una Eurochocolate  già di massa, avevi dichiarato di essere addirittura interessato ad “entrare in società”. Ovviamente avevo colto la cosa come un attestato di stima e ciò  mi aveva fatto molto piacere.  Questa è la dimostrazione di come gli uomini e i loro pensieri cambiano. Come sono cambiati quelli di Gigino che ha venduto ai cinesi…

Cioccolatamente tuo.

Eugenio Guarducci

 

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