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Dopo il successo riscosso dal concerto del Gospel Connection Mass Choir, il Teatro Lyrick di Assisi si prepara ad ospitare, venerdì 9 novembre alle ore 21.15, il debutto di Irene Grandi & Stefano Bollani, il tour con cui i due artisti raccontano un’amicizia lunga vent’anni e danno finalmente vita ad un appuntamento continuamente rimandato.

“Ironia, malinconia, sussurro, gioia, ruvidità, sorpresa…mi ero dimenticata quanti registri può avere la mia voce!” racconta la Grandi, mentre Bollani aggiunge “Non mi aspettavo che tutto filasse in maniera così naturale, così rilassata, è stato bello e semplicissimo”.

Irene Grandi e Stefano Bollani si conoscono e “dialogano” dal 1992, sono stati ospiti dei rispettivi dischi e progetti, hanno suonato insieme sul palco in tante occasioni, ma non avevano mai inciso un disco intero tutto loro.

“Il disco lo prepariamo da dieci anni, in qualche modo lo realizzavamo nella nostra testa” racconta Stefano “c’era un file sempre aperto in cui finiva tutto quello che sarebbe potuto diventare il repertorio”. Irene lo chiama il “listone”. “È vero” ride “era una lista enorme, c’erano un sacco di pezzi candidati, ma il bello è che quando siamo arrivati in studio la scaletta si è fatta da sé. E ciò è accaduto perché abbiamo realizzato il disco senza alcun condizionamento esterno. È pensato, concepito e prodotto da noi, e le canzoni entrate sono quelle che in sala di incisione sono venute bene naturalmente, non poteva essere altrimenti”.

Piano e voce, dunque, ma non ascoltiamo soltanto due strumenti: Bollani suona anche il Fender Rhodes, canta, partecipa ai cori e si diverte con un arcobaleno di effetti, mentre Irene, attraverso un repertorio che spazia dal jazz al blues al rock, dal Brasile ai Radiohead e a due gioielli italiani di Niccolò Fabi e Cristina Donà, mette la sua voce al servizio di una varietà di timbri, sensazioni e atmosfere che la consacrano come una interprete matura e unica nel nostro panorama.

Le sorprese cominciano subito, con la prima della lista, Viva la pappa col pomodoro, il celebre inno di Rita Pavone alias Gian Burrasca, firmata, per chi non lo sapesse, da Nino Rota e Lina Wertmüller. “È stata un’idea di Irene” racconta Bollani “che per altro aveva già in mente una parte dell’arrangiamento e, se pur scherzosa e dissacrante, ad ascoltarla bene si scopre che è una canzone sorprendente, che parla d’altro, e dunque l’abbiamo anche un po’ trasformata e rivelata”.

Tra le più segrete e toccanti canzoni del brasiliano Chico Buarque, una delle grandi passioni di Stefano, è Olhos nos olhos (Occhi negli occhi) della quale Grandi & Bollani firmano la versione italiana: “È uno dei pezzi del disco che ci ha emozionato di più” dice Irene “e per inciderla mi sono molto esercitata con il portoghese, spero che il risultato si senta! L’abbiamo eseguita seguendo il feeling del momento, dando più enfasi al testo nella parte tradotta, anche perché ha una melodia bellissima, sembra una grande canzone italiana”.

Celebre standard americano degli anni Trenta, Dream a little dream of me, è riscoperta nel disco con un arrangiamento che Bollani definisce “ipnotico”: “E’ come un segreto che va sussurrato sottovoce, l’abbiamo resa un po’ “dark” grazie all’idea di Stefano di usare un basso pedale con il Rhodes, mi fa pensare a un’atmosfera newyorchese, avvolgente” spiega Irene, che è responsabile della scelta di incidere una canzone poco nota di Niccolò Fabi, Costruire, che è anche il primo singolo dell’album. “Un pezzo che amo per le sue parole, fotografano un pensiero che rispecchia molto questo momento della mia vita: fermarsi e costruire. E poi volevamo dare spazio agli autori nostri coetanei, perché in Italia ne abbiamo di bravissimi”.

Come Cristina Donà e Saverio Lanza, autori dell’inedita Come non mi hai visto mai: “Saverio è una mia vecchia conoscenza di Firenze, è stato lui a propormi il pezzo” racconta ancora Irene “e mi è piaciuto subito: da una parte è rock, e permette a Stefano di divertirsi con il Rhodes ma nel ritornello si passa al piano, ed è la parte femminile che spicca il volo tra le nuvole…”.

“A me me piace ‘o blues di Pino Daniele” confessa Bollani “viene da lontano. Io e Irene la facevamo già dal vivo, e infatti rimanda alle nostre origini soul e pop: vent’anni fa, con il gruppo “La Forma”, suonavamo le cover di Aretha Franklin, James Brown, gli Eurythmics, Sting…”. Una sensuale vena blues che esce anche dalla favolosa interpretazione del classico For once in my life. Spiega Bollani: “L’ho tirata fuori io dal cappello, ma Irene non si è spaventata, infatti è un esempio di “buona la prima”, come è successo anche per altri pezzi. Il disco l’abbiamo registrato e mixato in dieci giorni proprio grazie alla velocità con cui certi pezzi sono venuti”.

 È Irene invece la responsabile del momento “di pausa” del disco, L’arpa della tua anima, un brano che la cantante definisce “mantra-jazz”: “Nasce assemblando epigrammi di un libro che tengo sempre sul comodino, nel quale sono riunite frasi di pensatori orientali, e sui quali Stefano ha improvvisato. È un pezzo spirituale, un lato di me che man mano che passa il tempo diventa sempre più importante”. Una “sospensione” che dura poco, perché con No surprises dei Radiohead si torna alla passione di Irene per il rock: “Loro sono semplicemente la band più innovativa e convincente degli ultimi vent’anni” spiega “perché mettono insieme rock ed elettronica in modo unico. E poi questo testo è sottile, rivelatore: potresti essere felice con quello che hai ma non lo scopri mai, la sveglia non suona!”.

Con Roda Viva si torna a Chico Buarque e al Brasile e qui ascoltiamo Irene e Stefano che duettano e giocano con la melodia: “Vuole anche essere un omaggio al modo in cui Elis Regina e Tom Jobim cantavano Agua de março, con quell’intesa fantastica e quell’ironia” rivela Bollani. E Irene aggiunge: “Me l’ha fatta conoscere Stefano ma io me ne sono proprio innamorata, la canto sempre, la so a memoria, la trovo allegra”.

E l’allegria che rimanda al carnevale caratterizza un pezzo famigerato ma poco noto di Caetano Veloso, La gente e me, riportato alla luce nella versione italiana di Sergio Bardotti. Dice Bollani: “Il titolo originale del pezzo è Chuva, suor e cerveja, cioè pioggia, sudore e birra, la cantava Ornella Vanoni: era la scusa per fare un coro, un po’ di rumore, è un Caetano inaspettato, sorprendente, volevo inciderla da tempo”. Così come la bellissima Medo de amar, testo e musica di Vinicius de Moraes, un’altra proposta brasiliana di Stefano che Irene ha fatto sua regalando una interpretazione da brivido: “Mi piace da morire, ha una dolcezza in cui mi ritrovo come donna, sia nella paura di amare del titolo sia in quella trasformazione che avviene quando meno te lo aspetti. È una canzone perfetta, un piccolo gioiello… Il disco poteva arrivare solo adesso, dopo tanti percorsi e tante prove. Spero che la gente lo ami almeno la metà di quanto lo amiamo noi”.

Per ricevere maggiori informazioni è possibile contattare il Botteghino del Teatro Lyrick allo 075.8044359.

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