Ti piace filrouge.it? Dillo su Facebook!  Twitter!  Google+

Mario Perrotta, dopo il successo della scorsa stagione, torna a grande richiesta al teatro Secci di Terni, da lunedì 4 a mercoledì 6 marzo, con la seconda parte de La Turnáta Italiani Cìncali, un altro intenso spettacolo dedicato alla storia dell’immigrazione italiana, questa volta in Svizzera.

L’emigrazione in Svizzera è un’emigrazione tarda. Comincia negli anni Cinquanta e conosce le sua massima espansione circa un decennio dopo. Non è un’emigrazione epica come quella transoceanica: è l’emigrazione degli operai, dei muratori, dei camerieri… Gente che prova a farcela con il desiderio di tornare. In Svizzera la legge, sino al 2005, violando i più essenziali diritti umani, impediva, tra l’altro, ai lavoratori definiti “stagionali” di portare con loro moglie e figli. Per tutta risposta gli italiani nascondevano moglie e figli nel portabagagli e lì iniziava la loro storia di clandestini reclusi in casa per anni. Nello spettacolo Nino è un bambino di nove anni che non ha mai visto il mondo fuori da quella stanza in cui vive col nonno, la mamma e il papà. Ma la morte del nonno scatena un rocambolesco viaggio di ritorno al paese, su una fiammante Alfa Giulia 1300, con in macchina il padre, la madre, un operaio sindacalista e il nonno morto. Mentre il mondo è incollato al televisore per guardare lo sbarco sulla luna, si consuma questo ritorno “mitico” alla terra d’origine.

“Se sei emigrante – dice Perrotta – la prima cosa che ti devi imparare è che nna enùta (una venuta) è solo una enùta, mentre la turnàta è per sempre… Due termini per indicare la stessa cosa: il ritorno. Ma la differenza è fondamentale. Me l’hanno spiegata con parole semplici ma inequivocabili. Nna enùta, è nna fesseria, il tempo di guardarsi attorno veloci, senza mettere a fuoco i luoghi e le facce, per ripartire subito e dimenticare. La turnàta, invece, è altra cosa… vuol dire che hai raggiunto l’obiettivo, ti sei sistemato, puoi mettere a fuoco, ricordare le facce e i luoghi perché ora stai per tornarci, definitivamente. Le turnàte erano poche ed erano un’avventura. Chiudere una vita passata all’estero in un camion – armadio, letti, corredo, servizi di piatti, pentole, quadri, foto, lettere, dischi italiani, umiliazioni, riscatti, la prima macchina, la seconda… – e guardarlo partire. E poi accendere la macchina e seguirlo. Passare la frontiera. Arrivare sino a Bologna dove finisce l’autostrada. Arrivare nel Salento dove finisce l’asfalto. Arrivi a casa dove finisce tutto. Allora vuole dire che ti sei sistemato… Da Zurigo a Lecce i chilometri sono 1.400. Un’avventura. Soprattutto se in macchina ci sono un nonno morto, un sindacalista e un bambino di nove anni che ha vissuto cinque anni murato in una stanza. Un’avventura.”

Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere telefonicamente, fino al giorno precedente lo spettacolo, presso il Botteghino Telefonico Regionale del Teatro Stabile dell’Umbria, tutti i giorni feriali, dal lunedì al sabato, dalle 16 alle 19, al n°075/57542222. È possibile acquistare i biglietti on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it.

Share.

Leave A Reply