Uno, nessuno e centomila, capolavoro di Luigi Pirandello, in scena mercoledì 8 febbraio, alle 21, al Teatro Torti di Bevagna, nell’efficace e raffinato adattamento teatrale di Giuseppe Manfridi. Nel cast un intenso Fulvio Cauteruccio, nei panni del protagonista Moscarda, e Monica Bauco, Laura Bandelloni, diretti da Giancarlo Cauteruccio.
Un uomo dichiara, in apertura, la propria alienazione. Si dice sgretolato, annullato, nonché artefice del suo annientamento. E non si può non credergli. Ovunque, gli altri, senza tanti eufemismi lo chiamano ‘pazzo!’ e la sua follia costerna la cittadinanza pettegola di Richieri disabituata alle metamorfosi improvvise e, tantomeno, agli improvvisi declini. Nulla di più asociale di un declino improvviso! L’uomo raccontando di sé afferma che la catastrofe destinata a sradicarlo dal più borghese dei ménage ebbe inizio quando la moglie gli fece notare un’imperfezione del suo naso. Di qui il calvario auto conoscitivo, e autodistruttivo, di Moscarda. Una discesa nel profondo che finisce col portarlo alla totale dissipazione. Ebbene, sapere già in partenza quale il tragico epilogo di un percorso dall’avvio tanto ameno non può non irradiare un clima paradossale su tutto il dipanarsi della storia ancorandola, al contempo, ai ritmi di una tensione fatale. Ma quale la tesi letale che devasta il protagonista? Che nessuno esiste se non nell’immagine che gli altri, ovvero altri nessuno, si formano di lui. E’ un gioco di specchi che riflettono specchi. L’io è un’illusione. A crederci per davvero c’è da spararsi. E difatti qualcuno spara. Anzi: qualcuna. Anna Rosa, appunto. La fanciulla a cui Moscarda confiderà ciò che ha compreso. Ma non come astratta teoria, bensì come una sequela di fatti paurosamente dimostrativi. E Anna Rosa, nella commedia, sarà una sorta di doppio che accompagnerà il protagonista nello scandire, a ritroso, le stazioni della sua Via Crucis. Allieva vibrante e malleabile subirà l’abbaglio di quelle lezioni quasi al limite del plagio e sino a giungere, da ultimo, a un drammatico gesto di ribellione. Attorno, l’umanità tipica dell’allegorica provincia pirandelliana: mogli elettrizzate dalle convenzioni sociali, padri e suoceri roboanti, compari addestrati a fare i propri interessi dietro finzioni d’amicizia e figurine varie immerse, come le altre, nel liquido amniotico di un chiacchiericcio incessante, dove ebetitudine e malalingua determinano la pubblica opinione miscelando i codici del buon senso con l’ipocrisia e la calunnia. Se nonché, nella presente riscrittura, tutto è incorporato in lui, in Moscarda, come un borbottio polifonico che ripete all’infinito, nella memoria di un folle, il rituale della salita al Golgota. Solo la moglie Dida, oltre Anna Rosa, si manifesterà a tratti concreta, in carne ossa. Simulacro di erotica mondanità. Il resto, prenderà forma in quel teatro delle profondità che ha il suo palcoscenico nella coscienza stessa di Moscarda. Il contagio del malessere è, dunque, la chiave che ho scelto per penetrare in questo autentico giacimento del pensiero pirandelliano fornito di un filo di Arianna capace di non farmi smarrire in cotanto labirinto mentale. Moscarda, difatti, confidandosi con Anna Rosa – forse in virtù di una percepita affinità elettiva – insemina inquietudine a piene mani nel trepidante animo della ragazza spingendola verso convinzioni estreme, insopportabili.
Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere telefonicamente, fino al giorno precedente lo spettacolo, presso il Botteghino Telefonico Regionale del Teatro Stabile dell’Umbria, tutti i giorni feriali, dal lunedì al sabato, dalle 16 alle 19, al n°075/57542222. È possibile acquistare i biglietti on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it.

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