I terremoti non si possono prevedere o evitare, ma si può sicuramente limitarne i danni. Tramite diversi interventi di adeguamento antisismico più o meno invasivi si può infatti mettere in sicurezza un edificio e renderlo più resistente all’azione sismica.

I recenti terremoti che hanno colpito il nostro Paese hanno evidenziato tutta la fragilità del territorio italiano e del suo patrimonio edilizio: oltre 21,5 milioni di persone, infatti, vivono in aree esposte a rischio e gran parte degli edifici esistenti è vetusto. Con il Sismabonus del 2019, prorogato fino al 2022, è possibile effettuare lavori di miglioramento antisismico usufruendo di importanti incentivi fiscali.

La tipologia dell’intervento da realizzare non può essere determinata a priori, ma solo dopo un’accurata progettazione che tenga in considerazione sia lo stato dell’edificio, che gli obiettivi che si desidera raggiungere.

Sono molte le operazioni teoricamente possibili su un edificio, per migliorarne le sicurezza in caso di sisma e, così, anche la classe di rischio basata sulle linee guida del ministero delle Infrastrutture. Cambia allora di molto, a seconda dei casi, l’importo che è possibile recuperare con la detrazione del Sismabonus.

Esistono due opzioni per chi vuole effettuare questi lavori: si può agire sugli effetti che la struttura subisce in caso di sisma o sulla capacità della stessa struttura di assecondare le forze di un terremoto senza subire danni. Quindi, una prima categoria di interventi tende a ridurre le sollecitazioni che l’edificio subisce, mentre una seconda categoria si concentra sulla sua resistenza.

Tutte le diverse azioni cambiano a seconda del caso concreto e sono i tecnici a dover indicare, una volta effettuata la verifica sismica, dove è meglio concentrarsi. Considerando anche variabili indipendenti dalle sole condizioni della struttura. Ad esempio, bisogna tenere presente che in qualche caso non sarà possibile accedere agevolmente ad alcune parti dell’edificio, come le fondazioni. O, in altri casi, non sarà possibile svuotare l’edificio e si potrà procedere solo a una messa in sicurezza più limitata. Comunque, è sempre necessario anche valutare l’opzione della demolizione con ricostruzione: potrebbe essere quella economicamente più sensata.

Quali sono gli interventi possibili?

Esistono diverse soluzioni:

  • Rinforzo dei maschi murari attraverso l’utilizzo di reticoli cementati o in fibra di vetro e carbonio.
  • Consolidamento, per edifici in cemento armato, della struttura portante del fabbricato mediante fasciatura di travi e pilastri con materiali come la fibra di vetro e carbonio.
  • Aumento della capacità portante della struttura tramite interventi in fondazione (travi e pilastri)
  • Installazione di isolatori sismici tra le fondazioni e le strutture in elevazione per dissipare l’energia prodotta dalla struttura durante un sisma, diminuendo le sollecitazioni dell’intero fabbricato.
Quanto costano?

Nei casi più complessi, come quello di un edificio in muratura in zona 1 (quella a rischio più elevato), il costo medio può superare i 40mila euro ad appartamento per le sole strutture. Dalla dichiarazione dei redditi successiva e per cinque anni sarà possibile scontare quasi 7mila euro. All’inizio, però, servirà una liquidità notevole.

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