Lunedì 20 dicembre, alle 21 al teatro Concordia di Marsciano, con replica martedì 25 gennaio, alle 21 al teatro Mengoni di Magione l’Arca Azzurra Teatro mette in scena quella che viene definita la Commedia perfetta, un vero e proprio prototipo della letteratura teatrale italiana cinque e seicentesca, Mandragola di Niccolò Machiavelli, con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci e Lorenzo Carmagnini, Giulia Rupi, Paolo Ciotti, per la regia di Ugo Chiti.

La beffa che porta Callimaco nel letto della bella Lucrezia, approfittando della dabbenaggine dell’anziano marito di lei Messer Nicia, con l’aiuto del mezzano Ligurio, e del cinismo di fra Timoteo, era da moltissimi anni nei piani della compagnia e del suo drammaturgo. “In questo allestimento – dice Ugo Chiti – la primaria preoccupazione è stata quella di innestare la mia riscrittura al testo originale, restando però sempre in secondo piano e lasciando inalterate varie scene: nello specifico tutte quelle di insieme, dove i personaggi si muovono nella finzione dei ruoli, ovvero indossando i diversi “travestimenti” morali e sociali. Non si è trattato di un semplice espediente di mediazione drammaturgica, ma una volontà di sperimentare contrasti e attinenze tra la scrittura classica dell’autore e una riscrittura che attinge ad una lingua toscana più aspra, immediata e, per certi aspetti, più contemporanea e riconoscibile. Altra preoccupazione è stata quella di leggere Mandragola, prima che come commedia, come “favola allegorica” della corruttibilità endemica dell’uomo, favola indecisa o sospesa tra realismo e allusione surreale, dove tutti i personaggi si muovono seguendo l’emblematicità dei propri ruoli: il distacco dalla ragione sotto la spinta e la pulsione del desiderio sessuale (Callimaco); la “vocazione” alla paternità indecisa tra istinto primario e mediocre conferma di un ruolo sociale (Nicia); l’immiserimento di un pensiero e di un ruolo morale (Fra Timoteo); un’intelligenza sarcasticamente divertita quanto umiliata dal cinismo (Ligurio); un’ambigua metamorfosi che forse è riscatto o forse piacere di essere corrotta (Lucrezia); lo sguardo opportunistico alla convenienza (Sostrata); dubbi e certezze di un servo (Siro). E infine una Ninfa che in qualche modo, sostituendosi al prologo e alle canzoni che intervallano i vari atti, raccorda e “muove” la scena, assumendosi anche il carico di una conclusione che non vuole essere epitaffio moraleggiante, ma sarcastica eresia popolaresca.”.

Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere telefonicamente, fino al giorno precedente lo spettacolo, presso il Botteghino Telefonico Regionale del Teatro Stabile dell’Umbria, tutti i giorni feriali, dal lunedì al sabato, dalle 16 alle 19, al n°075/57542222. È possibile acquistare i biglietti on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it.

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