“…da un’america all’altra
è uno scherzo, ci vuole un secondo
basta fare un bel cerchio
ed ecco che hai tutto il mondo…”

Un tornado che ti travolge, con le sue idee, il suo entusiasmo, la sua voglia di fare tutto e di più… Il suo curriculum già dice molto. Ha messo il dito nella piaga dei semafori a Perugia, a Lucca voleva sapere perché una strada avesse preso la forma di un labirinto, a Palermo è entrato nei meandri del pizzo e dell’omertà… e poi Radiodue e Sanremo e tante altre avventure, tra cui il confronto a distanza fra Maria de Filippi e Pippo Baudo.

A proposito Mauro, se devi scegliere tra i due?

«Pippo Baudo è immenso, lui e Mike Bongiorno sono le colonne della tv… gli altri sono morti tutti ormai… e poi con noi Pippo è stato disponibilissimo. Però scelgo Maria. Per la ventata di novità che ha portato nella tv italiana, per il linguaggio diretto, immediato, senza fronzoli né compromessi. Chiaro che se mi metto davanti alla tv non guardo nessuno dei due…»

Mauro Casciari a tutto campo, senza limiti, senza peli sulla lingua… ci racconta del mondo multiforme della tv, della sua passione per la radio, delle sue settimane in giro per l’Italia…

Ma sei una Iena… da qualche parte devi aver cominciato con la tivù…

«L’inizio con le Iene porta la data del13 luglio 2007, quando Davide Parenti, uno degli ideatori della trasmissione, mi chiamò “a corte”…»

…eppure eri già in Mediaset…

«Dal 2001. Ero la voce che introduceva i cartoni animati. In diretta, “tra poco su Italia Uno torna la famiglia più irriverente della tivù, i Simpson ecc. ecc.”, quello insomma… in seguito sono stato assunto come promoter, lavoravo a Milano2 vicino alla redazione di “Striscia la Notizia”. Nel 2004 Striscia cercava inviati dalle regioni del centro Italia, vinsi il concorso per l’Umbria e cinque miei servizi furono mandati in onda. Dopo un anno mi dissero che non c’era più spazio… era il periodo della “guerra” con i pacchi di Bonolis e la rete scelse di affidarsi ai soliti noti».

E tu come l’hai presa?

«Avevo girato il famigerato servizio sui T-RED di Perugia, tre settimane di lavoro, e quando capì che non sarebbe andato in onda non la presi benissimo… lo rimontai vestito da Iena e lo mandai a “le Iene”. Quando mi chiamarono dopo cinque mesi, quasi non ci speravo più…»

…e da lì tutte rose e fiori…

«Macché! Il primo servizio di prova che ho realizzato dava addosso a una multinazionale dell’acqua minerale. Prima lezione: massima libertà d’azione ma gli sponsor è meglio non toccarli. Il servizio non è mai andato in onda, eppure devo aver fatto colpo! Mi hanno proposto di licenziarmi da dipendente il venerdì per diventare un libero professionista e “assumermi” il lunedì: in contemporanea “Mai dire Candid” e “Le Iene”. Un’occasione irripetibile».

Raccontaci dei primi passi che hai mosso alle Iene…

«Una guerra, lo tsunami! Subito in prima linea: a Palermo per un servizio sul pizzo. Dato che ero l’ultimo arrivato non potevo neanche pensare a un “no”… mi hanno detto “vai” e io sono andato: ho sbattuto la testa su tutto ciò su cui era possibile farlo! Scuola sul campo. Adesso dicono che ho capito… speriamo sia vero!»

Che ti ha insegnato l’esperienza di Palermo?

«Davvero molto. Io andavo in giro fingendomi un collaboratore della Confindustria (era appena uscita la notizia che chi pagava il pizzo sarebbe stato radiato dall’associazione) che doveva fare il “Censimento pizzo”. Naturalmente la gente negava di pagare, ma ciò che mi ha colpito di più è stato lo sdoppiamento della personalità di certe persone che convivono con questa forma di violenza da anni e la rassegnazione che vedi nei loro occhi. È profondamente triste e davvero difficile riuscire a lavorare con questa zavorra».

Quindi Mauro, riassumiamo: vai in missione per “le Iene”, ti fai una specie di piano d’assalto in testa e poi a un certo punto può capitare che decidi di fermarti. Perché?

«I servizi delle iene nascono così: o si prende una notizia già trattata dai media e si affronta in maniera diversa, come farebbe un pazzo, e in questo caso il rischio è che la cosa diventi troppo ridicola o perda interesse; oppure ci arrivano segnalazioni tramite il sito internet a una specie di call center, quelle che non scartiamo subito perché palesemente assurde, le andiamo a verificare e può succedere che in realtà i fatti siano diversi da come ce li hanno raccontati, e a quel punto si torna a casa. Un po’ incazzati, magari…»

E se in un’inchiesta si va a toccare qualche personaggio addetto a far rispettare la legge?

«Capita a volte. Devo dire che le forze dell’ordine sono state sempre dalla nostra parte garantendoci la massima disponibilità ogni volta che abbiamo scoperto qualche mela marcia. Talvolta abbiamo fornito anche le immagini e veniamo chiamati a testimoniare su certe situazioni».

Scegli il servizio che ti ha dato più soddisfazione?

«Due: quello di Termoli, un abuso edilizio ai danni di un privato, una storia piccola nata quasi dal nulla che mi è costata un grandissimo impegno. Il signore che ci aveva contattato era esasperato da questa storia e come se non bastasse aveva una parlantina incredibile e si esprimeva in uno strano mix di tedesco e dialetto molisano: incomprensibile! Mentre montavo il servizio, per quattro giorni non uscivo più di casa se non per mangiare. Davide Parenti mi chiamava per sapere come andava e io non rispondevo, volevo fargli vedere il servizio finito perché ogni tanto mi prendevano i dubbi tipo: “ma che c***o sto facendo?”… per fortuna il risultato finale è stato molto apprezzato, soprattutto dai miei colleghi, tanto che da quella volta Davide mi ha spinto a lavorare da solo e a fare di testa mia, senza autori, mi “smazzo” tutto a costo di lavorarci la notte».

Il secondo?

«A Lucca, la strada assurda disegnata tipo labirinto per non dover toccare la casa, disabitata, di amici di un pezzo grosso della politica. Con la conseguenza che avrebbero comunque demolito la casa abitata da una signora disabile. Il top fu quando uno dell’amministrazione, sollecitato sull’argomento mi rispose “tutte le strade vanno dritte e a un certo punto… curvano!”. Vabbè… viva l’Italia… invece devo dire che c’è un momento che dà grande soddisfazione, ed è quello della messa in onda del servizio. Io consegno il pezzo sempre all’ultimo momento, tra stress e ansia oltre i limiti, e quando sei lì dietro le quinte e vedi la reazione del pubblico nello studio, beh, devo dire che la soddisfazione ripaga tutto il lavoro precedente. Con gli interessi…»

E dei servizi dei tuoi colleghi Iene quale avresti voluto fare tu?

«Quello di Enrico Lucci sulle passere-lle è qualcosa di incredibile, da antologia…»

Come fai a far durare la tua giornata 32 ore…?

«Modestia a parte, sono uno dei pochissimi a fare tutto da solo, dall’organizzazione agli “appostamenti” al montaggio dei servizi. Forse per questo mi hanno preso, costo meno! No, devo innanzitutto ringraziare il mio operatore “di fiducia” Alessandro Maestrini che ha condiviso con me tante traversie, ma devo dire che l’impegno delle Iene non ti consente di fare altro. Da febbraio a maggio saranno diciassette puntate di tre ore e mezzo e da fare ce ne sarà molto…»

Ma la tua passione per la radio è sempre forte…

«”Gli spostati” su Radiodue mi ha dato tante soddisfazioni, anche se sono un “panchinaro”. La verità è che già da bambino giocavo a fare la radio e adesso lavorando su Radiodue ho realizzato il sogno della mia vita: fare collegamenti da ovunque, in mezzo alla strada, dai semafori, dai bar… inoltre abbiamo la massima libertà, anche di improvvisare. Davvero bellissimo».

Secondo te perché quelli che fanno cinema dicono “il mio sogno è fare teatro” e quelli che fanno tv dicono ”il mio sogno è fare radio”?

«Domanda cattiva, da Iena… Adesso la tendenza è quella di utilizzare in radio personaggi televisivi noti anche se non lo sanno fare, eccezion fatta per alcuni casi. In radio è tutto più vero, più immediato, più emozionante, più diretto, hai subito il riscontro per cui puoi misurare la tua bravura. Di quello che vedi in televisione niente è assolutamente vero, c’è sempre dietro un lavoro di costruzione che invece in radio è appena percettibile, soprattutto nelle trasmissioni “on the road” tipo “Gli spostati”. Anche dal punto di vista del pubblico, nessuno va in giro e guarda la tv, mentre la radio è la compagnia ideale per ogni momento della giornata. A me il mio lavoro in tv piace davvero. Però la radio ha un fascino unico».

Mettiamo su un po’ di musica allora. Scegli tu una canzone…

«”Acquarello”, di Toquinho. La ascolto sempre volentieri».

E se dovessi scegliere un film?

«”L’aereo più pazzo del mondo”. Conosco le battute a memoria…»

Sei nato a Perugia, ma se avessi potuto scegliere una città dove nascere…?

«New York, credo che nessun’altra città ti faccia sentire al centro del mondo come la “grande mela”».

…e la città dove vorresti vivere?

«Un’altra??? Vivo un po’ a Milano, un po’ a Roma, quando posso torno a Perugia. Sinceramente Milano la eviterei, ma il lavoro chiama…»

Hai un’idea nel cassetto?

«Mi hanno rubato il computer, avevo un progetto per una trasmissione che si doveva chiamare “Faccia in fretta”, era tutto lì dentro… secondo me era geniale…»

Ok. Allora facciamo gli intellettuali. L’ultimo libro che hai letto?

«”La testa di Ale”, di Gaia Mencaroni. Lo consiglio a tutti».

A proposito di donne, negli studi televisivi ne avrai viste delle “belle”…

«Vero. Ma nessuna è come Ilary Blasi…»

Qualcuno da ringraziare? Una dedica speciale?

«Il primo pensiero è per i miei genitori e per tutto quello che hanno fatto per me.»

Il resto non lo scriviamo: con Mauro si ride e si sta bene anche quando non indossa i vestiti di scena e il pomeriggio passato insieme lo ricorderemo a lungo.  Ci dice che ci rivedremo e che ci manderà via e-mail alcune foto e qualche saluto, e appena è uscito il primo pensiero è che con tutto quello che ha da fare le foto dovremo andare a scattargliele di persona… invece dopo qualche giorno arriva la sua mail… la nostra Iena preferita è di parola.

A proposito Mauro, ci siamo dimenticati Sanremo e la tua missione di inviato per Radiodue… Che ne pensi di Albano che ha cantato “L’amore è sempre amore”?

«Secondo me non gli tira più!»

…parole e musica di Mauro Casciari

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