[vc_row][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”19634″ img_link_large=”yes” img_link_target=”_self” img_size=”full” border_color=”grey”][vc_single_image image=”16124″ img_link_large=”yes” img_link_target=”_self” img_size=”full”][vc_column_text]Teatro Cucinelli di Solomeo
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SINFONIA D’AUTUNNO

di Ingmar Bergman traduzione Chiara De Marchi

con Anna Maria Guarnieri/Charlotte –  Valeria Milillo/Eva  –  Danilo Nigrelli/Viktor – Silvia Salvatori/Helena – regia Gabriele Lavia – scene Alessandro Camera – costumi Claudia Calvaresi – musiche originali Giordano Corapi – luci Simone De Angelis

Prima Assoluta

Teatro Cucinelli di Solomeo

da venerdì 5 a sabato 13 settembre 2014

Lo spettacolo prodotto dalla Fondazione Brunello Cucinelli e dallo Stabile Umbro va in scena in prima assoluta al teatro Cucinelli di Solomeo, venerdì 5 settembre, alle 21.

Fin dalla fondazione del Teatro Stabile dell’Umbria, Anna Maria Guarnieri ha costituito una componente importante per la progettualità dello Stabile, pur all’interno di una linea produttiva che ha sempre sostenuto il teatro di regia. Ora, con Sinfonia d’Autunno di Ingmar Bergman, la Guarnieri, al suo sessantesimo anno di professione attoriale, è diretta per la prima volta da Gabriele Lavia, che torna a collaborare con lo Stabile umbro e ancora una volta affronta un dramma di Bergman, dopo aver messo in scena, negli anni passati, Scene da un matrimonio e Dopo la prova.

Ingmar Bergman stava attraversando un periodo di grave depressione quando, nel 1976, scrisse la sceneggiatura di Sinfonia d’Autunno (Höstsonaten) e, come in altre sue opere, racchiuse le sequenze dei crudeli duelli fra i quattro personaggi comprimari in una forma drammaturgica adatta alla rappresentazione filmica e a quella teatrale, costruendo per gli attori dialoghi e monologhi nel suo stile asciutto, serrato. Nella messinscena di Lavia, la Guarnieri è Charlotte, celebre pianista di musica classica, madre di Eva, interpretata da Valeria Milillo. Il conflitto fra Charlotte e Eva è il nucleo centrale della rete di relazioni fra i quattro personaggi in scena: Charlotte è completamente identificata con il suo lavoro e da sempre sente come una pena insopportabile l’affetto delle persone che hanno bisogno di lei, come le figlie. Eva, una donna adulta che ha perduto poco tempo prima il figlio di quattro anni, ancora cerca l’amore della madre ma continua a metterla di fronte alla sua impotenza affettiva, ricordandole tutte le sue fughe, che hanno ferito senza rimedio la sua infanzia e quella di Helena, l’altra figlia, ormai invalida, interpretata da Silvia Salvatori. Solo Viktor, il marito di Eva, interpretato da Danilo Nigrelli, che ogni giorno trova rifugio dalla sua desolazione chiudendosi nella stanza del figlio morto, sa mantenere un suo equilibrio, fatto di disincanto e di accettazione degli altri. Non ci sarà soluzione al rancore e al senso di colpa di Eva e di Charlotte come non ce ne può essere per Helena, condannata dalla sua infermità, né per Viktor, che si è rinchiuso nella sua solitudine imbelle. Sembra che ogni personaggio lasci prevalere l’indulgenza e ritrovi l’affetto per l’altro a condizione di restarne separato. Come se i sentimenti reciproci potessero esistere solo fuori dalla realtà comune, nel teatro interiore di ognuno.

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Note di regia di Gabriele Lavia

“Vedi tutte quelle luci accese sulla collina? Se penso che tutti sono intenti alle loro faccende … È come se io fossi esclusa … Eppure ho sempre tanta nostalgia della mia casa, ma quando sono lì, poi, mi rendo conto di aspettarmi qualcosa che non esiste …”. Sono parole del personaggio di Charlotte (la Madre) in Sinfonia d’Autunno di Ingmar Bergman: “Essere esclusi”: un sentimento che Bergman doveva conoscere molto bene. Un sentimento comune ai “teatranti”, anche ai “concertisti” … comune a quegli strani esseri umani che “si espongono”, che “sono” sul palcoscenico. Hanno una sola possibilità d’essere: “esporsi”. Non riescono a essere Padri o Madri. Mariti o Mogli. Non sono normali. Sono “strani” e sono condannati a quella che Bergman chiama la “Solitudine Assoluta”. Ma forse questa “esclusione” e questa “Solitudine Assoluta” è la maledizione comune della nostra epoca. L’epoca del Nichilismo compiuto.

La maledizione di Charlotte è il “pianoforte”. Per il “pianoforte” Charlotte è stata una pessima madre, una pessima moglie, una pessima amante. Per il pianoforte Charlotte ha rovinato la vita di tutti coloro che le sono stati vicino. E ha rovinato sé stessa. Tutta questa storia di “esclusioni”, di “privazioni” ruota intorno alla figura simbolica del pianoforte. E il pianoforte è il “demonio” che tradisce tutti, compresa lei la pianista. Colpita da un “dolore”, Charlotte non sarà più una grande pianista. E in arte, ma forse anche nella vita, non ci sono mezze possibilità.

O “sei” grande o non “sei”.  

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