VALTOPINA –  Ieri sera, nel piccolo, grande palcoscenico a cielo aperto della valle è andata in scena la storia, quella di sette secoli fa. Una rappresentazione scenica che ha visto quasi tutta la gente del borgo, 1500 anime, calarsi nei panni dei loro avi e rivivere un grande affresco dell’epoca. Tutti coinvolti in modo totale, anche i tanti immigrati che qui vivono e si sono integrati socialmente e professionalmente, tanto che partecipano anche loro in modo spassionato per organizzare, creare e operare con costanza e capacità. Un impegno che mettono anche nei giochi, dove sono protagonisti. Ecco che cosa hanno rievocato ieri i castelli. Poggio ha mandato in scena la storia di un popolo legata al fiume come portatore di vita, di suoni e di colori naturali. E’ stato realizzato nel primo quadro un molino orizzontale o a ritrecine, con un insieme di pale che formavano la ruota orizzontale. E’ seguita poi la coltivazione della canapa per ricavarne il lino che aveva un uso assai disparato, non solo per gli indumenti e la biancheria, ma anche per le reti da pesca. Poi la tintura dei fili che, a causa del cattivo odore che emanava, era eseguita ai margini del paese. Bellissimo anche il quadro riguardante l’estrazione della sabbia di fiume, come pure quelli della pesca e della Naiadi Pegee. Quest’ultime erano le ninfe delle sorgenti delle acque dolci. Il castello di Pasano, invece, ha presentato uno spaccato del 22 luglio 1433 riguardante un documento notarile in cui gli uomini della villa di Gallano si sottomettono alla più vasta comunità della Valle del Topino. Nel primo quadro la chiesa di san Sisto sul cui sagrato sono seduti il notaio Giovanni Vannucci di Nocera, lo scrivano, il sindaco Santoro di Vagni della Villa di Capranica che leggono agli “homini” l’atto di sottomissione. Circondano  il carro i capi famiglia e a seguire i popolani che assistono all’avvenimento. Nel secondo l’attività che era svolta quotidianamente in una falegnameria. Nel terzo la bottega del fabbro dove erano forgiati gli utensili quotidiani dell’epoca. Infine, uno spaccato della notazione del documento in cui si parla del fortilizio che gli “homini” di Gallano avevano già iniziato a che l’universitas del comune della Val Topina si obbligava a terminare. Si sono visti all’opera carpentieri, muratori e manovali all’interno delle mura. Lo stupendo corteo,  si è concluso con il rientro attraverso l’antica porta del borgo- dei contadini e dei pastori dopo una lunga e dura giornata lavorativa sui campi. Il castello di Serra, invece, ha presentato la produzione e l’uso della calce. Ripercorrendo le vicende edilizie dell’antico maniero, si scopre che Ugolino III Trinci, divenuto signore della Valtopina nel 1386,vuole ricostruire il castello per ragioni di sicurezza. Così, nel primo quadro è andata in scena la cottura dei calcari: in un carro è stata ricostruita una fornace da calce, con tanto di fornaciaio impegnato ad immettere legna per far spegnere il fuoco. Nel secondo,  lo spegnimento della calce viva de la preparazione della malta di calce. Nel terzo la preparazione dei conci con dei rumorosi maestri di pietra: Nel quarto quadro l’uso edilizio della calce, con tanto di muratore e manovale, ma anche committente, architetto e capomastro. Nel quinto la calce nell’affresco: è stato ricostruito un ambiente all’interno della chiesa con un giovane pittore impegnato nell’affrescare l’immagine di una madonna,controllato da un esigente chierico.Il corteo si è chiuso con i castellani che festeggiano, coinvolgendo nobili e popolani.Oggi, l’assegnazione del Palio dopo che i castelli di Poggio, Pasano e Serra si saranno cimentati nei giochi pomeridiani e nella staffetta. Il drappo è stato dipinto quest’anno dalla famiglia Montebello-Vecchioni. A consegnarlo al vincitore sarà la presidente dell’Ente, Francesca Leboroni. Con lei anche il sindaco, Giuseppe Mariucci, che ieri sera ha indossato gli abiti tardo medioevali. Grande attesa, dunque, per il popolo giallo di Poggio guidato dal massaro Rinaldo Carpisassi, di Pasano con il  massaro Maurizio Sisti e dei blu di Serra con Tito Scapeccia.

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