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INTERVISTA A IL CILE

 “… ho sempre usato la scrittura come terapia”

Recensione del concerto In Cile Veritas – Afterlife Live Club di Perugia – 

Lorenzo Cilembrini non guarda spesso negli occhi, ma, quando lo fa, penetra dentro senza filtri, proiettando con uno sguardo un posto che “forse non c’è”. Come se le sue canzoni, quelle scritte e quelle ancora da scrivere, fossero contenute lì. Ed è uno scrigno che si apre piano piano. Un tesoro che prende forma sul palco, perché Il Cile trasmette questo: umiltà, fiducia, poesia e coraggio. Già, quel posto c’è, eccome se c’è! Ma per vederlo, condividerlo e comunicarlo, occorre spegnere il cervello e sintonizzare l’anima sulla frequenza del cuore.

Il Cile è uno Spirito Guida e, al contrario del titolo di una sua celebre canzone, le sue parole servono sempre. Le sue canzoni sono immagini, diapositive di emozioni, che si incollano nel palato prima di mandarle giù. E quel gusto che rimane non è mai artefatto al materiale. Ti lascia quella sensazione di purezza e genuinità che solo una passione può contenere…

Nel camerino dell’Afterlife Live Club di Perugia, dopo la nostra prima intervista a Papiano (26 luglio 2013, ndr), Lorenzo ci ha accolto come se fossimo amici da sempre. Perché è così che ci si riconosce: non serve il tempo di una frequentazione per creare un fil rouge.

Per certi aspetti gli umbri e i toscani hanno diverse analogie. Quando il mio promoter mi ha proposto questa destinazione, ne sono stato subito entusiasta. Perugia è una città che amo e frequento spesso, essendo anche il paese di un caro amico con cui lavoro, coautore di alcune canzoni come  “La lametta” e “Parlano di te”. E questa sera l’Afterlife non ha deluso le attese. I Ciloski e le Ciloske si sono fatti sentire, eccome!

Come è nata la scelta del titolo dell’album IN CILE VERITAS?

“Siamo morti a ventanni” è stato un titolo che ha preoccupato un po’ tutti in Italia, se te ne esci con espressioni come queste sei già un osservato speciale! (ride, ndr) Quindi la scelta era: facciamo un altro titolo d’impatto o andiamo verso la neutralità? Inizialmente non volevo neanche darlo, cioè… Avrei scritto soltanto IL CILE. Poi con lo staff abbiamo ragionato. E, siccome si gioca spesso sulla metafora etilica, il concetto di brindisi e dell’evasione alcolica, la scelta è ricaduta lì. Un po’ come Zucchero in ORO, INCENSO E BIRRA, ho voluto omaggiare quel pensiero universale de “In vino veritas” mettendoci il mio nome. Che poi la “Veritas”, allegata alla mia immagine, sempre traballante, è un po’ una contraddizione! Ma mi piaceva l’idea di provocare ancora, stavolta in maniera più ironica anziché greve…

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Seguiamo con interesse i tuoi profili social: sono sempre molto aggiornati, non nascondi la tua intimità ed emerge il tuo contatto diretto con i fan. Nasce da questo l’idea del video di “Sapevi di me”?

Volevamo fare un video differente dai soliti cortometraggi in playback, così Marcello, il mio produttore, ha avuto quest’idea. I miei fan sono sempre molto partecipi ed è spontaneo avere un rapporto intimo con loro. Quindi, quale cosa migliore che coinvolgerli nella creazione? A dire il vero ci sono arrivate un’infinità di foto… Alcune più difficili da pubblicare per la loro complessità, altre invece erano talmente calzanti che nemmeno a cercarle avremmo potuto far di meglio! Il risultato ha soddisfatto tutti, si è creato qualcosa in cui molte persone si possono identificare e, cosa non da poco, le loro immagini hanno dato più senso al brano mettendo in risalto le parole.

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Si dice che la gioia non è gioia se non viene condivisa…

È assolutamente vero! Poi… C’è chi la condivisione la fa con un clic e chi, per fortuna, usa lo spirito, il linguaggio dei sensi, la comunicazione, la vita. Altrimenti si andrebbe verso il vuoto.

A proposito di condivisione, tra i singoli pubblicati del disco In Cile Veritas, Sapevi di me è anche quello che ha riscosso più successo: 270.000 visualizzazioni su youtube!

Beh, nel contenuto della sua complessità, Sapevi di me è la Cemento Armato di quest’album. Tuttavia In Cile Veritas è un disco di transizione, infatti sono già al lavoro per il mio terzo album. I provini sono già pronti ed uscirà in tempi brevissimi rispetto alla periodicità dei primi due.

Il Cile e la musica: dove nasce la tua ispirazione?

Dalla vita di tutti i giorni, dalle difficoltà e dai casini che mi porto dentro che, in qualche modo, hanno bisogno di essere sfogati. A volte capita all’improvviso: prendo in mano una chitarra e in tre minuti nasce una canzone. Altre volte ci metto mesi per animarne una. Ma c’è una verità. Ho sempre usato la scrittura come terapia e la musica come alchimia, per renderla un bene comune da condividere. L’ho fatto sempre con naturalezza ed è per questo che non ho l’obbligo di essere autobiografico. Infatti, mi piace molto scrivere anche per gli altri, entrare nei loro mondi. Mi immagino di vivere la loro vita attraverso i miei occhi. Cerco di entrare in empatia per toccare la loro dimensione. Già, non riesco a fare niente di artefatto, costruito o schematicamente pensato. L’input è sempre quello di raccontare una storia che deve comunque emozionare. E, a proposito di questo, tra poco uscirà il nuovo disco dei Negrita dove ci sono diversi brani che ho scritto insieme a Pau. Sono pezzi forti, veramente belli. Alcuni saranno dei singoli.

Che rapporto hai con i Negrita? Non è la prima volta che collabori alla stesura dei loro testi…

Pau è un fratello  e lavorare con lui questa volta è stato molto più spontaneo. La prima esperienza è stata quasi imbarazzante. Io ero il fan e mi sentivo di un altro mondo. Ora non c’è più questa barriera umana, emotivamente lo sento davvero una persona vicina a me. Abbiamo lavorato in piena sintonia ed è stato anche divertente!

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A proposito della tua collaborazione con Pau, ci racconti l’aneddoto de ”La tua canzone” dei Negrita? Sono parole rivolte a te…

È nato tutto tramite un sms. Mi ha scritto che stava scrivendo una canzone per me, anticipandomi in parte il testo: “il tuo biglietto per le stelle, non ti buttare via, non ti bruciare, etc… etc…” Ovviamente ne ero onoratissimo, ma quando mi ha chiesto cosa ne pensassi,  leggendo quelle parole, c’era anche un po’ di perplessità! (dice ridendo, ndr). Fino all’ultimo ho pensato: magari ci ripensa! Poi invece è arrivata l’estate e ogni volta che accendevo la radio ho sperato di non buttarmi via! (ironizza divertito Il Cile, ndr) Scherzi a parte, quando l’ho ascoltata la prima volta mi sono emozionato tantissimo. Ero all’apertura di un concerto di Ligabue, si è avvicinato il Gando (Guglielmo Ridolfo Gagliano, fonico e arrangiatore de Il Cile, prossimamente in tour con i Negrita, ndr) e me l’ha fatta sentire. È stata un emozione indescrivibile. Magari dall’esterno la nostra amicizia poteva sembrare campata in aria, ma con quel capolavoro l’ha resa senz’altro più credibile!

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C’è qualcosa che vorresti realizzare che ancora non hai mai fatto?

Sì, mi piacerebbe fare un duetto. C’ho pensato più volte anche con Pau o Jovanotti ma, al di là della complessità e delle tempistiche, potrebbe sembrare forzato. Non mi dispiacerebbe neanche farlo con una voce femminile. Poi, a mano a mano che si frequenta questo mondo, nascono dei punti di contatto. La settimana scorsa ad esempio sono stato a Milano per la presentazione del nuovo disco di J-AX. È un album bellissimo ed ho avuto l’onore di partecipare attivamente con “Maria Salvador”, dove ho scritto e cantato il ritornello. Poi sono stato ospite dei Club Dogo all’Alcatraz di Milano, in due fantastici soldout del loro fine tour. Lì c’erano anche Arisa e Giuliano Palma. Insomma, con il tempo si conoscono sempre più artisti ed è più facile creare rapporti sinceri. Le cose più belle nascono naturalmente, è sempre stato così…

Domanda che esula un po’ dalla musica: Il Cile come comunica all’infuori delle parole?

Mugugno! Per carità, non sono depresso. Ho la propensione ad essere un po’ malinconico e incazzato al tempo stesso. Ma quella malinconia non è mai stata passiva. Diciamo che davanti ad un’ingiustizia non riesco a voltare la faccia. E, anziché parlare (tendo ad essere logorroico) comunico ascoltando. Molto spesso si tende a giudicare una persona per i difetti che manifesta, ma poche volte ci si ferma a pensare cosa l’han determinati. Questo comportamento l’ho vissuto un po’ sulla mia pelle, quando all’inizio coltivavo il sogno di fare questo lavoro. Ed è un processo molto lento. Quello che semini a vent’anni lo raccogli verso i trenta. In quell’arco di tempo puoi trovare di tutto, persone che ti additano come un coglione utopista che sogna qualcosa di irrealizzabile. Ma quando quel qualcosa nasce dalla propria linfa, non può chiamarsi sogno. È un pezzo di vita che dev’essere vissuto e rispettato. Così per tutti, in ogni ambito lavorativo o sociale.

Domanda da discografici: se non conoscessimo Il Cile, quali sono le 3 canzoni che  faresti ascoltare?

Cemento Armato, Sapevi di me e Siamo morti a vent’anni, almeno per il momento. Poi altre che scriverò: to be continued…

Cos’è che ti lega alla vita in questo momento? Qual è il tuo fil rouge  di oggi?

Eh (ride, ndr). Il mio fil rouge di oggi sono i disastri che faccio continuamente e la fatica che impiego per rimettere insieme i pezzi. Con le ragazze e con le persone a cui tengo di più. Diciamo che al momento vivo in un caos controllato che, però, è in equilibrio instabile e potrebbe scappare di mano.

 

Altre notizie su Il Cile
Recensione del concerto di Perugia – Afterlife Live Club – In Cile Veritas  (31 gennaio 2015)
Intervista a Il Cile a Musica Per i Borghi a Papiano di Marsciano (26 luglio 2013) 

Video amatoriali de Il Cile
Il Cile – Sapevi di me
Il Cile – Le parole non servono più
Il Cile – L’altra aurora

Le foto ufficiali de Il Cile all’Afterlife live club sono di Amedeo Ferrante (clicca qui per vederle)

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Il Cile

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Galleria fotografica del concerto de Il Cile – Afterlife Live Club Perugia – sabato 31 gennaio 2015

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Nicola Angione

"Il coraggio crede nelle sfide e fotografa i dettagli dentro un’emozione. Non da mai nulla per scontato e sviluppa il suo rullino dentro il brivido istintivo di un’improvvisazione."

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