“Ho il 47 di scarpa, quindi è probabile che qualcuno possa venirmi a pestare i piedi…”

Dire che quest’uomo è geniale non è abbastanza, o almeno non è completamente esatto. C’è qualcosa nella chimica dei suoi discorsi che ti afferra e ti scuote. C’è un filo logico che unisce concetti apparentemente folli, apparentemente concepiti in camere stagne: è il filo della ragione “ad personam”, ed è come un sentiero che scorre a gran velocità tra curve e dossi, ma non si contorce mai e mai si aggroviglia. Delle sue idee realizzate sappiamo tutto, dov’è arrivata “Eurochocolate” è noto, parlare dei suoi progetti futuri… è quasi addentrarsi fra le onde dell’oceano! Per cui, con la penna in mano e la  tavola da surf ai piedi, ascoltiamo Eugenio Guarducci che ci racconta qualcosa di sé e della sua vita; a noi piace riportare parola per parola (non ci sono omissis, magari a qualcuno fischieranno le orecchie, ma tant’è…)

Partiamo con un bilancio dell’ultima edizione di Eurochocolate… soddisfatto? “Molto. Dopo 16 anni un evento rischia di sentire il peso dell’età: in realtà l’attenzione degli sponsor, in un anno particolarmente difficile, non solo è stata confermata, ma si è ampliata. Grande successo di pubblico e grande attenzione da parte dei media, in una stagione che, visto l’andamento generale dell’economia, rischiava di essere sottotono. Non è stato così, siamo davvero soddisfatti”.

Quando un creativo si espone, immediatamente si trova addosso critiche, a volte costruttive, altre volte meno. Come riesce a distinguere le une dalle altre? «Chi è creativo deve obbligatoriamente sparare e vendere “metri cubi di cazzate” (testuale, ndr…). Bisogna essere bravi a capire e anticipare le tendenze. Ad esempio: se qualcuno a Perugia crede che ciò che si costruisce per “Eurochocolate” venga pensato il giorno prima, si sbaglia di grosso. L’idea della “zip” presentata nella conferenza stampa consuntiva è stata concepita a Luglio, un’intera pagina di Repubblica in questi giorni era dedicata alla “zip” come elemento di tendenza e vitalità della moda 2009-2010: non è un caso, come qualcuno può immaginare… Poi devo aggiungere che io ho l’abitudine di ascoltare ogni critica che il mio lavoro riceve. Leggo i giornali la sera, in maniera tale da metabolizzare e eventualmente rispondere a freddo. I capelli bianchi probabilmente servono anche a questo…»

Portare il cioccolato in Svizzera è stata un’esperienza emozionante? «Soprattutto vedere le facce dei doganieri che hanno assistito al transito verso la Svizzera di tutto quel cioccolato italiano. Di solito vedono gli autotreni in uscita…»

C’è stata qualche forma di protezionismo da parte loro? «No. A parte una sosta di due ore alla dogana per giustificare la cosa, per il resto ho trovato collaborazione e condivisione. Può sembrare strano, ma in Svizzera non c’era un evento ufficiale di promozione del cioccolato. Magari si sono accorti che mancava, e il fatto che Eurochocolate, evento italiano, abbia riempito questo vuoto, li ha messi al riparo da qualsiasi problema nella gestione dell’equilibrio geopolitico interno. In Svizzera ogni cantone ha la sua multinazionale produttrice di cioccolato, per cui affidare l’organizzazione di questo evento a un italiano, tra l’altro in ottimi rapporti con i più grandi produttori mondiali, è garanzia di equità, nonché di affidabilità, vista la nostra pluriennale esperienza».

Spesso lei si lamenta del fatto che in Umbria non si riesca a valorizzare quelli che sono i tesori enogastronomici del nostro territorio. Cosa manca alla nostra regione per promuovere bene le sue carte vincenti? «Mancano, appunto, più “metri cubi di cazzate” e persone che progettano il tempo libero degli altri. Il turista non sceglie più solo in base alla bellezza del territorio, ma valutando le opportunità che quel territorio mette a sua disposizione. Bisogna sforzarsi di capire che oggi anche il deserto, raggiungibile da Bergamo con un volo charter, è diventato un competitor della nostra regione, e se non c’è una serie di eventi che valorizzano le città e i paesi della nostra regione, la scommessa non si vince. I nostri eventi di promozione sono troppo spezzettati, affidati a troppe ProLoco e associazioni varie. Dico che è scandaloso che nella nostra regione non ci sia un assessorato al turismo e che la delega venga assunta da chi ha altre mille cose da fare».

Lei insiste spesso su questo punto… «Sono una persona libera, non appartengo a lobby o partiti e non ho problemi a dire ciò che penso. Magari se il turista potesse lasciare una frazione del suo voto in base al tempo trascorso in ogni zona dell’Umbria, forse ci sarebbe una maggiore attenzione verso questa immensa risorsa. La scelta che si è fatta di spezzettare in mille rivoli tutto ciò che concerne la promozione del nostro territorio è solo una scelta di consenso elettorale, senza un progetto efficace alle spalle che consenta di guardare al futuro con la dovuta accortezza».  

Da qui nasce l’idea di “Hollyfood”? «”Hollyfood” è un altro “metro cubo”, un progetto per trovare nella concentrazione di un quadrilatero (Norcia, Trevi, Montefalco, e Spoleto) lo spazio adatto alla promozione di olio, vino, tartufo, legumi e norcinerie, il tutto in un unico evento di quattro giorni che potenzialmente possa raccogliere consensi e soprattutto presenze da tutto il mondo. Se non si capisce che questo è il passo necessario per uscire dal frazionamento degli eventi, che non darà mai un adeguato risalto internazionale alle ricchezze della nostra regione, allora non si è all’altezza di gestire un territorio straordinario come quello dove abbiamo la fortuna di vivere».

Ma i nomi che usa per gli eventi li inventa lei? «Sì».

Complimenti. «Ne ho ancora molti in cantiere. Considerando che Eurochocolate ha avuto un’incubazione di 12 anni, ci vorrà ancora del tempo…»

Parlavamo di progettare il tempo libero degli altri, ma cosa ci racconta a proposito del suo tempo libero? «La mia giornata e il mio lavoro sono tempo libero, mi diverto e mi piace fare ciò che faccio, sono quasi sempre in viaggio per lavoro».

Quindi la sua è una settimana senza weekend? «Odio le vacanze e non mi dedico ad attività sportive, non vado a cinema e teatro, non leggo e mi definisco un ignorante. Cerco, anzi sento quasi il dovere, di svincolarmi dal concetto di cultura classica, proprio per non essere condizionato da certi canoni e restare libero di scegliere e proporre. Amo la cultura “della strada”, quella che acquisisci giorno dopo giorno con le esperienze e che mi dà gli stimoli giusti per capire».

Le hanno mai detto che la sua iperattività è un modo per restare mentalmente giovani e dinamici? Ha già deciso cosa vuol fare “da grande”? «Il piccolo! Ti risponderei che da grande voglio restare “piccolo”. Sotto la mia scrivania ho uno scatolone, ahimè troppo pieno, con i progetti che avrei voluto realizzare io e invece hanno fatto altri. Però ho anche un cassetto dove ho alcune cose da fare, e so per certo che le porterò a compimento».

Cosa ne pensa del linguaggio della pubblicità? Quanto la interessa questo mondo? «Molto! Alcuni miei progetti nascono da giochi di parole e associazioni di idee. Ad esempio, qualche anno fa, durante una visita a Perugia dell’ex Presidente Ciampi, la settimana precedente a “Eurochocolate”, ho fatto “tappezzare” la città con affissioni che avevano come clame “L’Italia è una Repubblica fondente sul lavoro”, con il tricolore e questa banda marrone un po’ provocatoria, magari… e sono riuscito a vendere la sponsorizzazione a un’agenzia di lavoro interinale; la cosa ha avuto notevole successo, tant’è che in mattinata mi ha chiamato anche il Prefetto, un po’ perplesso, visto che le affissioni erano anche in zona Prefettura…»

Ci tolga una curiosità: si è mai chiesto cosa pensano negli ambienti politici quando la vedono arrivare? «Non mi vedono arrivare… Penso di essere uno dei pochi personaggi al mondo criticato dall’intero arco costituzionale, a testimonianza del mio essere completamente libero».

Quindi unisce dove la politica divide… a proposito, le hanno mai chiesto di entrare in politica, come suol dirsi? «(ride, ndr) Ma ho già un mio partito! Si chiama “Partito Preso”, non credo si presenterà alle elezioni, ma lo sento molto mio! Scherzi a parte, non nascondo di avere voglia, in una fase della mia vita che ancora non ho individuato, di fare esperienze tecniche di gestione di organismi a livelli regionali; sono uno di quelli che sostiene che gli imprenditori farebbero meglio a fare il loro mestiere piuttosto che fare politica, ma credo sinceramente che se la collettività avesse bisogno della mia esperienza in determinati e specifici settori con competenze tecniche, non vedo perché dovrei sottrarmi. Potrebbe essere anche un modo per rendermi conto del perché non sia possibile attuare certe soluzioni che ho più volte invocato e magari fare “mea culpa”, visto che in passato su certe mie rimostranze, qualcuno si può anche essere offeso».

Torniamo ai progetti: qualche anticipazione? «I mie progetti hanno bisogno del tempo necessario e delle condizioni ideali: a medio termine direi che c’è il “Festival Internazione del Dubbio”, che si svolgerà in una città universitaria più piccola di Perugia. Ogni anno selezioneremo 100 dubbi a cui rispondere, grazie ad un autorevole comitato scientifico preposto, composto da personalità e studiosi di tutto il mondo. Poi voglio realizzare un evento sulla celiachia, una malattia che colpisce moltissime persone, un vero e proprio handicap alimentare che dovrebbe essere considerato maggiormente».

Se dovesse scegliere un personaggio televisivo da avere al suo fianco per un progetto, chi sceglierebbe? «Il pianeta della TV mi fa un po’ paura. Sinceramente non ho mai preso in considerazione ipotesi di questo tipo. Ho grande attenzione invece verso il mondo dei blogger, sono fortemente convinto che il futuro della comunicazione stia già crescendo in quell’universo, e noi vogliamo esserci».

Siamo curiosi e staremo a vedere. Di certo le idee del Presidente Guarducci possono piacere o meno, riscuotere consensi o suscitare critiche feroci; è innegabile, comunque, che l’arte del parlare chiaro gli appartiene, come il coraggio di esporsi in prima persona, davanti ai nostri taccuini o alle telecamere e ai microfoni.

Oltre alle idee, anche la personalità si può misurare a metri cubi.

 

 

 

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