La smania della regina, come precisò pochi anni dopo un altro attento cronista shakespeariano, Nicholas Rowe, derivava da un suo divertito “invaghimento” per la poderosa figura comica di Falstaff; invaghimento che le istillò il desiderio di vederlo in un altro dramma, e per di più innamorato. Sicché, per non venir meno al dictat dell’imperiosa Elisabetta, Shakespeare avrebbe, non già “resuscitato” Falstaff, che è moderno espediente da soap-opera, ma escogitato l’intreccio narrativo delle Allegre comari collocandone la vicenda in un tempo immediatamente precedente alla morte del cavaliere, raccontata da Mistress Quickly, altro personaggio riproposto nell’ Enrico V. Anche questa edizione, benché passati parecchi secoli, nasce sotto l’occhio vigile e severo della grande regina: intrighi, scherzi e maramaldate, sfilano così secondo il divertito gusto shakespeariano. Protagonista della vicenda è Sir John, con le sue esuberanti smargiassate da guascone, la sua sovrabbondante figura, la sua pletorica simpatia cialtrona, il suo amore per la crapula e il bicchiere e la sua irresistibile, endemica disonestà viziosa e bonaria. Con gli occhi di oggi lo considereremmo un diverso, sia per verbo che per figura, ma la tessitura della commedia stessa, va oltre l’apparenza e per andar al di là del detto che “l’apparenza inganna”, proprio d’inganni e scherzi, per lo più perfidi, questa è avviluppata.
Vi si racconta di una società che vive sotto l’occhio della Corte dove il dileggio dei componenti della comunità fa da quotidiano passatempo: la protervia della condizione di nascita e dello svolgersi dei fatti della vita d’ognuno fa da presupposto dominante. Tanto pronti ad impugnar le spade, a difesa di supposti e ridicoli onori, quanto a deporle per sostituirli con boccali di vin di Spagna, al fine inconscio di proporsi come innocue prede di chi del borseggio fa uno scopo di vita. Un ventaglio di più svariata umanità fa da protagonista della vicenda: il bonario benestante, il meschino geloso, lo scaltro pedante, il servo scimunito, il pavido baciapile, l’ampolloso bottegaio, l’antipatico saccente. Ma su tutti trionfano le donne che, con furbizia e lungimirante intelligenza, collocano in maniera indolore per la comunità la parola fine alla vicenda. Quindi, amori e amanti, guasconi maldestri e burocrati vacui, mariti gelosi e golosi mercanti, mercenari allettanti ed infingardi, ci raccontano la storia che, come nelle migliori tradizioni teatrali, viene in alcuni parti rafforzata dalla partitura musicale che sottolinea di volta in volta i momenti comici, grotteschi e romantici.
Leo Gullotta partecipa, giovedì 8 marzo, alle 17,30, al Teatro Morlacchi, all’incontro con il pubblico tenuto dal Prof. Alessandro Tinterri, docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo e di Storia e Critica del Cinema dell’Università degli Studi di Perugia. Al termine presso il Caffè del Teatro, l’Azienda agraria Terre de la Custodia offrirà al pubblico una degustazione dei propri vini. La prevendita dei biglietti viene effettuata, dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13, presso l’Agenzia n°2 dell’Unicredit, in Via Mario Angeloni 80 e tutti i giorni feriali, dalle 17 alle 20, al botteghino del teatro Morlacchi. Si può prenotare telefonicamente, al Botteghino Telefonico Regionale 075/57542222, tutti i giorni feriali, dalle 16 alle 19. I biglietti prenotati vanno ritirati mezz’ora prima dello spettacolo, altrimenti vengono rimessi in vendita. È possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it. e presso il Piccadilly Box Office di Collestrada.