Cari lettori, lettrici, curiosi o navigatori di passaggio, scrivo questa lettera per dare voce a quelle come me. Non importa quale sia il mio nome o chi sia veramente, non importa a NESSUNO di quelli che votiamo: per tutti loro siamo soltanto numeri. La giustizia non è uguale per tutti, ma questa ormai è banalità. La democrazia in Italia non esiste, anche questa non è più una novità. La pena di morte è in vigore anche nel nostro paese, ecco cosa c’è di nuovo…
La mia storia. Due anni fa ho subito un trapianto di rene e per poter convivere con questo meraviglioso dono, sono costretta ad assumere medicinali immunosoppressori giornalmente. Ma ecco dove sta la novità: i tagli alla medicina proclamati dallo Stato hanno consentito all’Autorità competente di svolgere un’opera casuale e assolutamente insufficiente, non garantendo più a noi “malati” questo servizio salvavita.
Quando questo avviene quali sono le conseguenze?
Sono costretta ad andare in tutte le farmacie della mia regione cercando la fortuna, una ricerca spasmodica che porta sempre ad una dichiarazione del farmacista di turno: “l’Autorità a cui compete l’onere di acquistare i farmaci non ha esercitato questo dovere…”. Nel caso fortunato invece il mio comportamento diventa addirittura ossessivo. Vado dal medico curante e faccio un numero spropositato di ricette per potermi garantire un’eventuale scorta di medicinali qualora riuscissero a reperirli. Creando io stessa un disagio per gente come me.
Qual è la soluzione estrema?
Qualora i farmaci non si trovino in nessun modo c’è una soluzione estrema: comprarli in vendita libera al modico prezzo di 180 € a scatola (questo è il prezzo dell’immunosoppressore che utilizzo io, con il quale riesco a “coprire” 5 giorni di cura).
Questo problema farmaceutico non riguarda solo chi ha la mia patologia. Trapiantati di rene, malati di cuore, insulina per diabetici… Sono tutte segnalazioni che ho raccolto frequentando ospedali e farmacie.
Nessun onesto lavoratore dalla vita normale può permettersi una cifra simile per garantirsi la sopravvivenza. Non è una scelta statale, non è una questione economica solamente. Qui c’è di mezzo l’etica, l’informazione e la dignità.
Tuteliamoci e facciamo sentire la nostra voce.
Curiamoci e facciamolo in fretta, prima che il boia decida quando tagliare la corda che ci tiene appesi alla vita.
Cari lettori, lettrici, curiosi o navigatori di passaggio, scrivo questa lettera per dare voce a quelle come me. Non importa quale sia il mio nome o chi sia veramente, non importa a NESSUNO di quelli che votiamo: per tutti loro siamo soltanto numeri. La giustizia non è uguale per tutti, ma questa ormai è banalità. La democrazia in Italia non esiste, anche questa non è più una novità. La pena di morte è in vigore anche nel nostro paese, ecco cosa c’è di nuovo…
La mia storia. Due anni fa ho subito un trapianto di rene e per poter convivere con questo meraviglioso dono, sono costretta ad assumere medicinali immunosoppressori giornalmente. Ma ecco dove sta la novità: i tagli alla medicina proclamati dallo Stato hanno consentito all’Autorità competente di svolgere un’opera casuale e assolutamente insufficiente, non garantendo più a noi “malati” questo servizio salvavita.
Quando questo avviene quali sono le conseguenze?
Sono costretta ad andare in tutte le farmacie della mia regione cercando la fortuna, una ricerca spasmodica che porta sempre ad una dichiarazione del farmacista di turno: “l’Autorità a cui compete l’onere di acquistare i farmaci non ha esercitato questo dovere…”. Nel caso fortunato invece il mio comportamento diventa addirittura ossessivo. Vado dal medico curante e faccio un numero spropositato di ricette per potermi garantire un’eventuale scorta di medicinali qualora riuscissero a reperirli. Creando io stessa un disagio per gente come me.
Qual è la soluzione estrema?
Qualora i farmaci non si trovino in nessun modo c’è una soluzione estrema: comprarli in vendita libera al modico prezzo di 180 € a scatola (questo è il prezzo dell’immunosoppressore che utilizzo io, con il quale riesco a “coprire” 5 giorni di cura).
Questo problema farmaceutico non riguarda solo chi ha la mia patologia. Trapiantati di rene, malati di cuore, insulina per diabetici… Sono tutte segnalazioni che ho raccolto frequentando ospedali e farmacie.
Nessun onesto lavoratore dalla vita normale può permettersi una cifra simile per garantirsi la sopravvivenza. Non è una scelta statale, non è una questione economica solamente. Qui c’è di mezzo l’etica, l’informazione e la dignità.
Tuteliamoci e facciamo sentire la nostra voce.
Curiamoci e facciamolo in fretta, prima che il boia decida quando tagliare la corda che ci tiene appesi alla vita.