Con un concerto dedicato ai grandi capolavori conosciuti ma anche da scoprire, il Quartetto d’Archi della Scala presenta un programma di stampo classico in cui accosta a due autentici capolavori di compositori celebri come F. Schubert e L.V. Beethoven, un lavoro di L. Cherubini

Un grande onore per la Fondazione Brunello Cucinelli ospitare nel grazioso teatro di Solomeo il Quartetto di Milano.
Una formazione storica, quella del Quartetto d’archi della Scala, risalente al 1953, quando le prime parti sentirono l’esigenza di sviluppare un importante discorso musicale cameristico seguendo l’esempio delle più grandi orchestre del mondo.
Il Quartetto, già protagonista nel corso dei decenni di importanti eventi musicali e registrazioni, dopo qualche anno di pausa, è tornato in auge grazie a quattro giovani musicisti, già vincitori di concorsi solistici internazionali e prime parti dell’Orchestra del Teatro, e alla loro decisione di ridar vita a questa prestigiosa formazione, sviluppando le loro affinità musicali già consolidate all’interno dell’Orchestra, elevandole nella massima espressione cameristica quale è il quartetto d’archi.
Così nel 2008 Francesco Manara (I violino), Pierangelo Negri (II violino), Simonide Braconi  (viola) e Massimo Polidori  (violoncello) fanno il loro esordio, con un concerto al prestigioso Mozarteum di Salisburgo e nello stesso anno ricevono il premio “Città di Como” per i loro impegni artistici.
Hanno inciso per l’etichetta DAD, Fone’, Decca, per la rivista musicale Amadeus, per il giornale “La Provincia” di Cremona dove hanno suonato i preziosi strumenti del museo e per Radio 3.
Di loro così scrive il M. Riccardo Muti: “…quartetto di rara eccellenza tecnica e musicale, la bellezza del suono e la preziosa cantabilità, propria di chi ha grande dimestichezza anche con il mondo dell’ opera, ne fanno un gruppo da ascoltare con particolare gioia ed emozione”.

Il programma che presenteranno martedì 17, alle ore 21,00 si apre con il Quartettsatz di F. Schubert (movimento di quartetto) D 703, composto dall’autore nel 1820 e che avrebbe dovuto rappresentare il primo movimento (Allegro assai) del dodicesimo quartetto per archi, ma rimase incompiuto.
Come ci spiega la musicologa Silvia Paparelli non si conoscono i motivi che indussero Schubert ad abbandonare una composizione che avrebbe potuto poggiare su un’apertura decisamente felice e ben costruita e che vanta una lunga tradizione esecutiva autonoma già a partire dal 1821.  Il manoscritto fu gelosamente custodito per anni da Johannes Brahms e solo nel 1870 giunse alla pubblicazione. Da allora, il Quartettsatz non è mai uscito dal repertorio, e può essere considerato, oltre che un perfetto piccolo “gioiello”, un degnissimo prologo ai due grandi capolavori del 1824 (il Quartetto op. 29 “Rosamunde” e Der Tod und das Mädchen), di cui anticipa soluzioni formali ed espressive.

A chiudere il concerto il Quartetto Op. 18 N. 4 di L. V. Beethoven; il quarto dei 6 quartetti opera 18 composti tra il 1798 e il 1800. Commissionati dal principe Lobkowitz, essi costituiscono l’esordio di Beethoven in questa tradizionale formazione, frutto di un forte impegno creativo e di numerose rielaborazioni.
La pubblicazione dei Sei quartetti dell’op. 18, in due fascicoli (1800-1801, Mollo, Vienna, con dedica al principe Franz Joseph Lobkowitz) – continua la Paparelli – segna l’esordio di Beethoven in quello che sarà uno dei suoi campi d’elezione, aprendo uno dei cammini (si pensi alle ultimissime prove) più sorprendenti e rivoluzionari della storia della musica. Dei sei, il n. 4 fu, con ogni probabilità, l’ultimo ad essere composto e l’unico a adottare la più beethoveniana delle tonalità: quel do minore a cui il compositore aveva già affidato, tra l’altro, la Sonata per pianoforte op. 13 “Patetica” e che, anche negli anni successivi, accomunerà alcune delle sue pagine più importanti e spiccatamente personali. Altro segno marcatamente beethoveniano è la soppressione del movimento lento, qui sostituito da un Andante scherzoso quasi allegretto, insolitamente basato sul gioco contrappuntistico dominato interamente da un tema “da fugato”. Il Minuetto che segue è fortemente caratterizzato dai continui spostamenti d’accento che cancellano qualsiasi retaggio galante. Strutturalmente più convenzionali, ma di grande efficacia e carica espressiva, risultano i tempi estremi: un Allegro ma non tanto in forma-sonata di e un rondò (Allegro) finale con una coda virtuosistica in Prestissimo.

Tra l’esecuzione dei due capolavori troviamo il Quartetto N.2 in Do Maggiore di L. Cherubini, compositore nato a Firenze nel 1760 e morto a Parigi nel 1842 e reso famoso soprattutto per la sua musica sacra tra cui spiccano la Messa solenne e il requiem (scritto per essere suonato al suo funerale), oltre a diverse opere teatrali.
Il Quartetto n. 2 in do maggiore di Luigi Cherubini – spiega ancora la musicologa – si colloca nel filone del “quartetto-concertante”, genere decisamente più leggero, virtuosistico e salottiero, che continuò ad essere praticato ad occidente di Vienna – a Parigi, ma anche nella Madrid di Boccherini – come alternativa alla più impegnata linea mitteleuropea. A questo filone i Sei Quartetti di Luigi Cherubini – compositore certamente più noto come operista – composti tra il 1814 e il 1837, danno un contributo non trascurabile. Risalente al 1829, il Quartetto n. 2 rielabora una precedente Sinfonia in re maggiore per archi, composta per la Società Filarmonica di Londra ed eseguita nel 1815 con scarsissimo successo. Ritirata dall’autore, fu, quindi, così riutilizzata, con l’esclusione del secondo movimento (un Larghetto, sostituito da un Lento in la minore in 6/8, ideato ex novo). I quattro movimenti (il primo presenta un’introduzione lenta) si susseguono secondo uno schema convenzionale (con l’adozione della forma-sonata anche per l’ultimo), ma presentano al loro interno apprezzabili innovazioni e un linguaggio sempre estroso e talvolta bizzarro, che non mancò di destare all’epoca qualche perplessità e che mostra sorprendenti affinità con alcune scelte beethoveniane.

Il programma

Il Quartetto nel classicismo: Capolavori conosciuti e da scoprire

F. Schubert:
Quartettsatz

L. Cherubini:
Quartetto per archi N. 2
Lento-Allegro, Lento, Scherzo, Allegro assai

intervallo

L.Van Beethoveen:
Quartetto op. 18 N. 4
Allegro ma non tanto-Andante scherzoso quasi allegretto-Minuetto-Allegro

Quartetto d’Archi della Scala
Francesco Manara (I violino)
Pierangelo Negri (II violino)
Simonide Braconi  (viola)
Massimo Polidori  (violoncello)

Numerosi i loro concerti per alcune tra le più prestigiose associazioni concertistiche in Italia (MusicaInsieme a Bologna, Società dei concerti e stagione “Cantelli” a Milano, Associazione Scarlatti a Napoli, Sagra Malatestiana a Rimini, Festival delle Nazioni a Città di Castello, Settimane musicali di Stresa, Asolo musica, Teatro La Fenice e Malibran a Venezia, Ravenna Festival, Amici della musica di Palermo, Teatro Bellini a Catania, Stagione del Teatro alla Scala, Teatro Sociale a Como ecc.) e all’estero (Brasile, Perù, Argentina, Uruguay, Giappone, Stati Uniti, Croazia, Germania, Francia, Austria ecc.). Hanno collaborato con pianisti del calibro di Bruno Canino, Jeffrey Swann, Angela Hewitt e Paolo Restani.

Share.

Leave A Reply